I baristi dei Navigli domani davanti al municipio di Padova, non ci stanno a farsi accusare dal Comune. “Falsità sul nostro conto: fuori i verbali”

 

Panini avariati. Ed ancora “pioggia di sanzioni per cibi avariati e lavoro nero”.  Sono i titoli di giornali e servizi tv che nelle ultime ore hanno fatto andare di traverso ai baristi che negli ultimi tre mesi hanno animato il boulevard dello spritz di viale Colombo. Perchè di multe per laoro nero e cibi avariati non ne sono mai state comminate ai gestori dei bar che preannunciano una manifestazione e richiesta di chiarimento con il comandante dei vigili urbani e con l’assessore alla sicurezza. La manifestazione è prevista per domani a mezzogiorno. Questo il comunicato diffuso dai baristi del Naviglio, manifestazione che quest’anno compie 10 anni da quando Federico Contin la lanciò nell’estate del 2006. 

“L’unica cosa avariata è la maniera di spargere falsità spacciandole per sicurezza. Domani mi presenterò a palazzo Moroni alle 12 chiedendo copia degli atti di polizia municipale e dei Nas in cui sarebbero contenute le infrazioni di tipo alimentare che sono impossibili per un semplice motivo: ai Navigli si servono bibite alcoliche ed analcoliche. C’è una pizzeria che non ha subito contestazioni di sorta dal Nas e una paninoteca che serve hamburgher. Salumi e formaggi semplicemente non ci sono. Ed allora vuol dire che c’è qualcuno che ha deciso di infangare il lavoro di un centinaio di persone che per altrettanti giorni hanno animato il lungo Piovego. E questo qualcuno adesso deve dare conto delle proprie menzogne”. A dirlo Federico Contin, animatore ed ideatore della rassegna che da maggio a luglio anima per il decimo anno di seguito viale colombo tra gli istituti universitari e il Portello.
“Ho letto le dichiarazioni dell’assessore Saia e del comandante dei vigili urbani Paolocci – spiega Contin – e siccome ho la coscienza tranquilla e sono abituato a confrontarmi per iscritto con la pubblica amministrazione, domani a mezzogiorno mi presenterò a palazzo Moroni e depositerò una richiesta di accesso atti. Voglio vedere il verbale in cui si contesterebbe l’utilizzo di salumi avariati ai Navigli. Piccolo particolare: se il Nas avesse riscontrato una infrazione tanto grave, sarebbe quasi sicuramente stato chiuso all’istante anche il chiosco dove si sarebbe compiuta l’infrazione della legge sugli alimenti. E invece tutti i chioschi sono aperti, basta andare a farsi un giro su viale Colombo di sera per appurarlo. Ed allora mi domando chi stia spacciando bocconi avariati: chiederò all’assessore Saia un chiarimento sulle sue parole e sul fango che è stato tirato sulla nostra rassegna. Non è possibile tirare il sasso, nascondere la mano e fare finta di niente. Le parole che provengono da parte di chi ha responsabilità di pubblico amministratore, sono come pietre, e quelle che hanno colpito la credibilità di tutti gli operatori economici dei Navigli hanno fatto dei danni. La nostra, giova ricordarlo, è una Repubblica fondata sul lavoro ed i primi danneggiati da falsità sparate a caso sono i lavoratori che hanno operato con impegno e correttezza per 100 giorni al Naviglio, rendendolo quello che è: una esperienza che vanta moltissimi, ma maldestri, tentativi di imitazione”.
Federico Contin ed i baristi dei Navigli ci tengono a ricordare che da sempre vengono ritenuti fondamentali e doverosi tutti i controlli finalizzati al rispetto delle regole e per salvaguardare le attività virtuose e reprimere ogni comportamento scorretto e nocivo. “Non possiamo però accettare le mistificazioni, le inesattezze o peggio le invenzioni tese a screditare in primis gli esercenti dei Navigli – conclude Contin – siccome anche in mattinata abbiamo avuto modo di verificare che non esiste nessun verbale del Nas a nostro carico, vogliamo capire a chi si riferiva l’assessore Saia quando parlava di panini avariati. Le cattive, o peggio, le false informazioni veicolate attraverso i media sono una brutta abitudine dei tempi attuali: una parte dell’opinione pubblica ne è forse quasi assuefatta ormai. Ma quando le falsità arrivano direttamente dalle Istituzioni che dovrebbero essere preposte a tutelare gli interessi primari, senza scadere in faziosità squallide, è intollerabile, anzi sfiora il reato penale di diffamazione e falso in atto pubblico. Noi, caro assessore, non siamo abituati a perdere le staffe e quindi vogliamo vedere le carte”.