Il sì, il no e quell’odio teologico verso Renzi spiegato da Paolo Giaretta

 

Con la nuova edizione del Rischiatutto è ritornato all’onore delle cronache Ludovico Pellegrini, il Signor No per antonomasia. Ma Signor No a prescindere ne sono fioriti molti.
Che il fronte del NO sia costituito da tante posizioni tra di loro politicamente inconciliabili non deve troppo meravigliare. E’ nella natura delle cose. Del resto i costituzionalisti chiamano “referendum oppositivo” i referendum come quello di cui stiamo parlando. Si sommano tante opposizioni, e il cittadino ha il potere di fare quello che vuole. Chi vota no per il merito (secondo me non sono la maggioranza dei no), chi vota no perché è comunque all’opposizione del Governo Renzi, chi vota no perché è scontento della situazione, perché non gli piace la riforma della scuola, perché i profughi non vanno accolti, perché odia Renzi e quello che rappresenta, ecc, ecc. E’ diritto del cittadino usare lo strumento del referendum come meglio ritiene.
Ci vorrebbe magari un po’ di maggiore linearità. Si può essere dalla stessa parte del No ma non per questo condividere sceneggiate. Mi sembra alquanto discutibile dal punto di vista della coerenza che M5S a Padova si sieda allo stesso tavolo di Bitonci, cioè chi in concreto sta ostacolando ogni spazio di libero confronto nella democrazia cittadina, per accusare le riforme costituzionali di “svolta autoritaria”.no
Più complessa mi appare la posizione di chi sostiene il NO da parlamentare, dirigente, iscritto del PD. Non che sia impossibile una distinzione di merito all’interno di un partito in cui si milita. Anche se votare la riforma in Parlamento (ricordo che, a differenza di quanto si fa credere, sulla riforma della Costituzione non vi è stato ovviamente alcun voto di fiducia) e poi invitare il cittadino a votare no non mi sembra il massimo della linearità.
Il problema è la natura degli argomenti che molti dei pieddini sul fronte del No usano e propongono all’opinione pubblica. Perchè un conto è essere contrari sui singoli aspetti, un conto è motivare il No ad un testo votato in Parlamento – con molte modifiche proposte anche da chi ora vota No – ritenendolo un testo che promuoverebbe un impoverimento della democrazia ed una svolta autoritaria. Clicca qui per continuare a leggere