Intesa Veneta scalda i muscoli in vista delle prossime elezioni

 

Sabato gli attivisti della lista Intesa Veneta si sono ritrovati per rilanciare la propria attività in vista delle prossime elezioni amministrative. L’associazione politica, raccolta al proprio indiscusso leader Carlo Covi promette di dare battaglia. Costituita l’11 febbraio 2008 a Padova, da 13 donne, la lista ha esordito alle elezioni politiche dello stesso anno raccogliendo in Veneto più di 4000 voti e misurandosi con le candidature a sindaco di Maria Luigina Varotto  a Casalserugo (3,2%) e Valentina Minozzi ad Albignasego (2,7%).
“Non dovremmo essere noi ad evidenziarlo, ma siamo soddisfatti per il risultato ottenuto in soli due mesi” scrivono gli esponenti di Intesa Veneta nel comunicato qui di seguito riportato.
 Il Movimento ha da subito potuto contare su di una significativa rappresentanza istituzionale: un consigliere regionale (C.Covi), un gruppo consiliare in Comune a Padova (R.Zoccali, C.Covi e A.Vettore), due assessori in giunta comunale a Padova (Balbinot e Pieruz) e due consiglieri circoscrizionali, sempre a Padova (B.Cesaro, F.Bettella e P.Marasco).
Presente in diversi comuni del Veneto, sono già attive le costituende sezioni in ogni città capoluogo.
Nel padovano, oltre che a Padova città, si presenterà come outsider alle prossime elezioni amministrative in alcuni comuni quali Monselice, Anguillara, Piove di Sacco, Ponte San Nicolò, Solesino, per citarne alcuni…
Destra e sinistra per la LIV sono morte da un pezzo, almeno così come oggi appaiono, così distanti dal territorio, dalle istanze e dai bisogni dei cittadini.
Discorso diverso va fatto per la Lega Nord, tanto brava a gridare “Roma ladrona”, ma ormai troppo comodamente seduta sulle poltrone romane dove si è distinta per i 140 milioni di euro dati a Catania, o la possibilità di derogare al patto di stabilità concessa per un biennio alla Città di Roma. E cosa dire del fatto che la stessa Lega non è a favore dell’abolizione delle province? Forse anche qui nel Veneto (a Treviso piuttosto che altrove), la Lega ha scoperto che la “carega” in più fa comodo? Fare gli interessi del Veneto per LIV significa in primis denunciare la concorrenza sleale che dal sud piuttosto che dal Tirolo penalizza i nostri territori.
Ferma restando la premessa di solidarietà, le risorse prodotte nel Veneto devono tornare nel Veneto. Solo così la nostra terra potrà restare volano e riferimento del mercato mondiale. I vantaggi dovranno essere per tutti a partire dai lavoratori il cui salario andrà adeguato, per artigiani, commercianti, imprenditori (piccoli e non).
Nella desolante dittatura del bipartitismo romano, LIV si trova oggi pronta ad ogni appuntamento per stringere accordi con quelle “forze” che saranno disponibili a sottoscrivere un “patto di territorialità” come priorità di programma e che, soprattutto, rompano con quel che resta della politica decisa a Roma o a Milano, in palazzi ormai irrimediabilmente distanti dai cittadini, sia che si tratti di partiti, di sindacati intesi come società di servizi, di Università (la nostra solidarietà va, da ultimo, al figlio di Milanesi massacrato per “sconosciute ragioni superiori” e secondo, nelle scorse settimane, solo alle cronache da Gaza), di una parte della Magistratura, della massoneria.
Paiono … per il momento … salvi i lavoratori, la piccola impresa, gli artigiani e le banche dei credito cooperativo.
Poco conta se il Veneto dovrà essere indipendente, autonomo o federato per ritrovare se stesso … quel che conta è rompere con chi si preoccupa delle logiche del Palazzo e non vede nemmeno la differenza di stipendi e potere d’acquisto degli operai veneti costretti dalle dinamiche burocratiche dei contratti nazionali ad essere tagliati fuori dalla ricchezza che loro stessi producono nei nostri territori.