Anna Bettella sulle donne: Siamo ancora l’anello debole?

 

Riceviamo e pubblichiamo:
La terrificante concentrazione degli episodi di stupro verificatasi in questi giorni, ripropone prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica quanto sia ancora particolarmente indifeso l’universo femminile. Da sempre esposte alle violenze quotidiane e, nonostante siano modificati gli scenari sociali, ritornano con disarmante puntualità e frequenza tutte quelle prepotenze a danno delle donne che pensavamo, o meglio speravamo, dovessero appartenere ad altre epoche o ad altri paesi. Queste circostanze ci costringono, quindi, ad una doverosa levata di scudi per difendere una componente fondamentale della società moderna che sembra essere sempre più facilmente aggredibile anche con raccapriccianti vicende di violenza fisica e psicologica, per arrivare a sovrastarla senza alcuna possibilità di scampo. Non dobbiamo rassegnarci, senza reagire con la giusta veemenza, di fronte a questi meschini attacchi a quel sesso che sembra di colpo diventato ancora disarmato e che la nostra società sembra non essere più in grado di difenderne anche le più elementari garanzie di incolumità personale ed istituzionale. All’alba del terzo millennio non ci si può certamente permettere che non si possa girare per le città da sole, di essere molestate, derubate o peggio ancora stuprate, come nei periodi più cupi dell’esistenza umana. Queste situazioni, purtroppo, sono solamente la punta di un iceberg dei continui soprusi perpetuati a danno delle donne, quando sappiamo perfettamente quanta omertà vige ancora nel celare tutte quelle violenze che si consumano tra le mura domestiche e che, da sempre, sono difficilissime da far emergere. Improvvisamente sembrano cancellate tutte le battaglie fatte per parità dei diritti tra uomo e donna acquisita a così caro prezzo, quelle conquiste nella società che oggigiorno sembrano così scontate, ma che hanno comportato sacrifici e scontri sociali: dove si sono nascoste tutte quelle pari opportunità che, soprattutto nelle intenzioni in verità, sembravamo aver saldamente conquistato? Anche se pur con una certa lentezza, la nostra società si stava adeguando a questi pensieri di uguaglianza, di convivenza civile e di rispetto reciproco, ma l’evolversi delle ultime situazioni sembra voler rimettere tutto in discussione mettendo a dura prova questi rapporti. Sottovalutare questi rigurgiti di revisionismo significherà perdere ogni speranza di raggiungere quella parità dei diritti sancita da tutte le Costituzioni dei paesi civili che ancora fatica a realizzarsi completamente, partendo proprio dal mondo del lavoro. La società è composta di uomini e di donne e quindi chi amministrerà questa città deve tenere conto della valenza universalistica delle politiche delle differenze. Le pari opportunità tra uomini e donne fanno parte in modo integrante della democrazia e dell’equità sociale, ma le politiche possono non avere gli stessi risultati per i due sessi.  Tutte le politiche, allora, devono contenere consapevolmente il principio di parità ed essere valutabili per gli effetti che producono sia sugli uomini e sia sulle donne. Per fare questo e necessario inserire nuovi modi di interpretare la realtà economica e sociale, che rendano visibili le differenze non solamente per creare pari opportunità, ma soprattutto per ricavarne vantaggi complessivi per la comunità. In un’ottica di trasversalità delle politiche di genere, ci si deve porre come obiettivo generale quello di integrare nelle scelte amministrative la possibilità di inserire la cosiddetta consapevolezza di genere. Serve un importante impegno per superare ogni forma di discriminazione, consentire pari opportunità, tenendo conto di entrambi gli universi, che nella loro complementarietà possono esprimere una ricchezza, un patrimonio, non una competizione o un conflitto. In tal senso, la valorizzazione della differenza tra uomo e donna diviene espressione di vitalità per una città che guarda avanti, all’insegna delle pari opportunità e della presenza attiva delle donne. Dobbiamo prendere atto che il nostro resta complessivamente ancora un sistema a bassissima partecipazione femminile, perché deve ancora diffondersi e consolidarsi una cultura di rispetto e attenzione alla differenza, perché che ci sono ancora tante forme di discriminazione e violenza da combattere, perché i luoghi del potere sono ancora profondamente segnati dall’assenza delle donne, perché i mezzi di comunicazione di massa promuovono spesso un’immagine femminile anacronistica e spesso offensiva. Le donne partono svantaggiate perché troppo spesso continuano a portarsi dietro il retaggio di una cultura che le vuole ancorate solo all’ambito familiare e poco inclini a maneggiare denaro, ad occuparsi del mercato, a tenere le fila dell’economia e quindi è giusto che vadano sostenute a partire dall’autostima. Occorre quindi  comunicare le pari opportunità nella sua forma di strumento e stimolo per instaurare, rinforzare e garantire una relazione dialettica tra i concetti di differenza tra generazioni, tra sessi ed equità e così si dovrebbe promuovere la sensibilizzazione e la comunicazione di genere su queste tematiche, puntando alla valorizzazione dell’identità di genere e dell’immagine femminile nella comunicazione istituzionale. Per le amministrazioni pubbliche, leggere i fenomeni in un’ottica di genere e intervenire di conseguenza è conveniente e significa valorizzare le persone donne ed uomini insieme. Nell’ottica di promozione, valorizzazione e diffusione della cultura di genere e delle pari opportunità la comunicazione pubblica può rivestire un’importanza strategica nel veicolare messaggi che favoriscano il cambiamento nei modelli e negli stili di vita e riequilibrare, a favore di chi ha meno risorse, le possibilità di accesso a servizi e opportunità. Si devono poi trovare soluzioni concrete per rendere compatibili attività lavorativa e familiare nei confronti delle donne, per rispondere ad un’emergenza assoluta sul piano economico-sociale, che deve necessariamente tradursi nella scelta di priorità nel governo della cosa pubblica. Il presupposto teorico dell’analisi dei bilanci pubblici per genere è che le politiche economiche non siano neutrali e che quindi le scelte dei governi locali o nazionali influiscano in modo diverso sugli uomini e sulle donne, a causa dei diversi carichi lavorativi e familiari; Non si deve dimenticare che la maggiore presenza delle donne in lavori part-time o con contratti a tempo determinato e la loro minore presenza nei livelli più direttivi e nelle professioni di maggiore prestigio fa sì che i livelli salariali medi delle donne siano inferiori a quelli degli uomini. Anche la maggiore longevità femminile aumenta, inoltre, la probabilità che le donne possano scendere sotto la soglia di povertà rispetto agli uomini, specie nei nuclei costituiti da donne sole, senza o con figli a carico. L’Amministrazione Comunale deve quindi attuare azioni rivolte alla realizzazione delle pari opportunità come obiettivo strategico, sia in relazione alle risorse impiegate, sia costituendo un “Comitato interassessorile per le azioni di pari opportunità”, necessario a fornire risposte adeguate ai bisogni delle cittadine e dei cittadini. Strategica è l’impostazione di un Piano dei Tempi e degli Orari e della Città anche come strumento di Pari Opportunità. Inoltre si devono predisporre progetti specifici di tutela ed aiuto nei confronti delle donne vittime della tratta, la promozione di strumenti per combattere ogni forma di esclusione, discriminazione e disuguaglianza nel mercato del lavoro. È sicuramente necessario valutare l’impatto di genere nelle iniziative e nelle azioni all’interno dei corrispondenti programmi della Relazione Previsionale e Programmatica in modo da definire, in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità, non solo un potenziamento delle azioni specifiche ma anche, nei programmi rivolti alle politiche che lo consentono, l’analisi dei tempi per i servizi educativi e socio-assistenziali e quali azioni possano essere orientate alla loro realizzazione.

Anna Bettella candidata Sindaco di PADOVA CITTÁ LIBERA