La Cina fa volare le esportazioni del made in Padova

 

Un balzo del 32,4 per cento. È questo il bilancio del Made in Padova in Cina nei primi sei mesi del 2011. Un incremento che prosegue il trend avviato nel 2000 e che ha portato in dieci anni a triplicare il valore delle esportazioni padovane “oltre” la Muraglia (+317%), facendo scalare la Cina dal 31mo al 15mo posto tra i mercati di riferimento. Tra i settori dell’export brillano alimentare, chimica, gomma-plastica, elettrico, mezzi di trasporto. In valore assoluto, sono numeri ancora piccoli: 70 milioni di euro nel primo semestre (115 milioni il totale nel 2010), pari a una quota dell’1,7% dell’export. Ma se il baricentro dell’economia globale si sta spostando, le Pmi padovane si dimostrano reattive e si stanno orientando verso i nuovi mercati, Bric in testa. In Cina l’obiettivo è intercettare la domanda in forte crescita anche nei beni di consumo e di lusso, per cogliere appieno le potenzialità di un paese che cresce a ritmi sostenuti (+9,3% quest’anno) e che nel 2020 avrà una classe media tra i 450 e i 500 milioni di persone. Da fabbrica del mondo a mercato di riferimento, quindi, dove è strategico il presidio diretto e la collaborazione con aziende locali. Ma come può un tessuto di piccola e media impresa aprirsi varchi in un mercato grande (e lontano) come un continente? Quali le opportunità in Cina? Come affrontare rischi e problemi, dalla logistica alla tutela del marchio, dalla ricerca di fornitori e clienti alla contrattualistica, dalla distanza culturale alla burocrazia? «La Cina sta evolvendo da mercato di beni strumentali a mercato di prodotti finiti – spiega Massimo Carraro delegato Confindustria Padova per l’Internazionalizzazione – con un bacino di oltre un miliardo di nuovi consumatori potenziali. Un’occasione storica da non perdere, anche per le imprese padovane e venete. La Cina, però, è un mercato iper competitivo da approcciare in modo strutturato e consapevole, attraverso il presidio diretto con una struttura organizzativa e con un team manageriale italiano e cinese. Fattori che potrebbero scoraggiare le realtà più piccole, che invece possono puntare ad integrarsi nelle filiere lunghe della fornitura, creare joint venture, reti e aggregazioni». «Per i cinesi il prodotto italiano è sinonimo di qualità – aggiunge Carraro – e ciò ci dà un indiscutibile vantaggio competitivo, ma bisogna capire quali sono le competenze necessarie per fare il “salto”. L’internazionalizzazione è una delle leve per la ripresa, il compito di Confindustria Padova è promuovere questa cultura e accompagnare le imprese nel presidio dei mercati».