La cooperazione tra Padova, Treviso e Udine salva la vita a due neonati: storia di una sanità che funziona tra mille difficoltà

 

Succedono cose straordinarie tutti i giorni negli ospedali veneti. Nonostante i problemi logistici (drammatici a Padova dove la pediatria è sovraccaricata e ridotta in spazi concepiti trent’anni fa) e lo stress di un personale infermieristico sempre più vecchio, che spesso sopperisce con l’esperienza all’appannarsi del vigore fisico.
E quella che segue è la cronaca minuto dopo minuto di una sinergia cocciuta e positiva tra diversi ospedali, tra medici e infermieri uniti da un unico scopo: salvare delle vite.

Riceviamo e pubblichiamo quanto segue dall’ufficio stampa dell’azienda ospedaliera di Padova.

 

Ore 9 arriva alla terapia intensiva neonatale dell’Azienda Ospedaliera di Padova – diretta dal prof. Eugenio Baraldi, una richiesta urgente di consulenza da parte della neonatologia di Udine per una neonata di 3 giorni con grave insufficienza respiratoria causata da inalazione massiva di meconio alla nascita.
La bambina era già in ventilazione meccanica massimale e, ciò nonostante, l’ossigenazione del sangue non era adeguata. La gravità della situazione dava indicazione al posizionamento immediato di una circolazione extracorporea a membrana (ECMO ExtraCorporeal Menbrane Oxygenation), tecnica di circolazione extracorporea utilizzata per ristabilire un’ adeguata ossigenazione.
L’ECMO è una procedura estrema “salva vita”, una sorta di polmone artificiale, che permette di sostituire la funzione dei polmoni facendo circolare il sangue del bambino al di fuori del corpo umano dove viene ossigenato e quindi re-immesso nella circolazione del paziente. Padova è attrezzata da anni e con un team del trasporto neonatale l’unità mobile ECMO composta dal cardiochirurgo pediatra Dr. Massimo Padalino, dal neonatologo Dr. Daniele Trevisanuto dal tecnico perfusionista Dario Fichera e dall’infermiera neonatale Laura Brombin con il supporto del 118 e della Croce Verde parte per Udine. Presso l’Ospedale di Udine, la neonata è stata posta in circolazione extracorporea e quindi trasferita a Padova.
Ore 14 dello stesso giorno, arriva una nuova telefonata dall’Ospedale di Treviso per un caso simile di grave aspirazione di meconio in neonato di 2 giorni già in ventilazione meccanica massimale.
Nell’arco di poche ore, c’era la necessità di posizionamento di due ECMO neonatali in Ospedali esterni.
Non essendo ancora rientrata la prima equipe da Udine, ne è stata organizzata un’altra d’urgenza, grazie alla tempestività della direzione ospedaliera di Padova. In men che non si dica un nuovo team di trasporto neonatale con la seconda unità mobile ECMO – composto dal cardiochirurgo Dr. Vladimiro Vida, dal neonatologo Dr.ssa Paola Lago, dal perfusionista Agostino Ebraico e dall’ infermiere neonatale Gabriele Pennisi è partito per l’Ospedale di Treviso dove il bambino è stato posto in circolazione extracorporea e trasportato a Padova. I 2 neonati dimessi dalla Neonatologia di Padova sono ritornati negli ospedali di Udine e Treviso, in buone condizioni generali cioè respiravano autonomamente per il follow-up, ora sono stati dimessi dagli Ospedali di Udine e di Treviso e entrambi a casa sono in braccio ai loro genitori.
La gestione delle due emergenze è stata effettuata con successo dalla Cardiochirurgia Pediatrica diretta dal Prof. Giovanni Stellin e dalla Terapia Intensiva Neonatale diretta dal Prof. Eugenio Baraldi che raggiunto afferma: “E’ una storia a lieto fine. E’ sempre emozionante poter ridare in braccio ai genitori un neonato che aveva rischiato la vita. Cio’ che mi riempie di orgoglio è, senza dubbio, la professionalità dei medici e delle infermiere del nostro reparto, ma soprattutto l’entusiasmo, la passione e la dedizione per quanto è stato fatto. Questo lavoro con i neonati va al di là di ogni orario e carico di lavoro, per questo ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita dell’operazione”.

La sindrome da aspirazione di meconio grave ha una prevalenza di circa l’1% dei neonati e in alcuni casi è talmente grave da richiedere l’ECMO. Si associa ad una mortalità del 15-20%. Per questa patologia, in un’area come il nord-est, ci si possono aspettare 2-3 casi all’anno con necessità di ECMO. Nell’anno 2015 si erano verificati 2 casi analoghi (ma non nello stesso giorno!) e i neonati erano stati trasportati a Padova dallo stessa equipe della Cardiochirurgia Pediatrica e della Neonatologia padovana con unità mobile ECMO.
In Italia vi sono 3 centri (Roma, Genova e Padova) che sono dotati di trasporto neonatale con unità mobile ECMO in grado di far fronte all’urgenza di gravi insufficienze respiratorie acute del neonato. Il servizio di trasporto per l’emergenza neonatale (STEN) di Padova operativo H24 tutti i giorni dell’anno, è coordinato dal Dr. Daniele Trevisanuto, ed effettua oltre 200 trasporti all’anno, per la maggior parte neonati prematuri.

Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine
Dott. Luigi Cattarossi – Direttore Patologia Neonatale che aveva in cura il bimbo di Udine: “La nostra collaborazione con l’equipe di Padova ancora una volta si è dimostrata efficace, questo è il secondo caso che trattiamo insieme, ed entrambi i neonati hanno avuto un esito favorevole. Il piccolo che ci è stato ritrasferito da Padova sta bene ed è andato a casa alcuni giorni fa. E’ stato un esito favorevole che ci ha riempito di soddisfazione e che ha dimostrato ancora una volta che la collaborazione tra centri di alto livello è sempre vincente.”

ULSS 9 di Treviso – Terapia Intensiva Neonatale (TIN)
Dott.ssa Nadia Battajon ci comunica: “Ci è stata trasferita da un altro ospedale una neonata con una importante insufficienza respiratoria, fin da subito le sue condizioni generali sono apparse gravi, le terapie farmacologiche e ventilatorie a disposizione sono risultate insufficienti per garantire una adeguata ossigenazione tissutale. Pertanto si è resa da subito evidente la necessità di sottoporre la piccola a circolazione extracorporea ECMO. Contattato il Servizio Trasporto Neonatale (STEN) di Padova attrezzato, è stata organizzata rapidamente l’equipe sanitaria, costituita dal personale stesso dello STEN , da un cardiochirurgo e da un tecnico dell’emodinamica. Al loro arrivo tutto era pronto per avviare questa procedura ed in poche ore la piccola è stata trasferita a Padova.
Quattro equipe sanitarie, provenienti da due diversi ospedali, hanno collaborato insieme allo stesso fine: dare alla piccola l’unica possibilità di sopravvivenza. E’ stato fatto un ottimo lavoro di squadra con grande intesa e efficienza. Nonostante la dovuta preoccupazione e trepidazione, tutto il personale ha gioito per l’esito del proprio impegno professionale e umano. Un grazie sentito va a tutto il personale infermieristico della TIN di Treviso per aver lavorato con grande competenza, efficienza e dedizione. Inoltre uno speciale ringraziamento va a tutte le persone che in quella giornata non hanno esitato a lasciare le proprie attività, al di fuori dell’orario di lavoro, per mettere a disposizione professionalità e preparazione, riuscendo a ridare futuro e fiducia ad una famiglia intera.