La Fondazione Menato di Padova ripensa la citta’

 

Dieci anni fa moriva Ruggero Menato, un padovano che ha voluto bene come pochi alla sua città, e che ha saputo sempre vederla in una prospettiva territoriale, economica, sociale più ampia rispetto ai ristretti confini geografici. L’ha fatto per lunghi anni da motore della fondazione Cir, centro informazioni ricerche; ha continuato anche dopo con un ricco e qualificato contributo di idee, suggestioni, anche provocazioni ma sempre porte con quel tono tra il garbato e l’ironico che lo contraddistingueva.
Per ricordarne la figura e raccoglierne l’impegno si è costituita un’apposita Fondazione, a lui intitolata, e della quale sono soci il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio e l’Università: lo scopo dichiarato è quello di approfondire i temi dell’area vasta padovana e le sfide che essa deve affrontare. Un obiettivo che si inserisce nel più ampio dibattito legato alle politiche del territorio, e che oltre a occupare un ruolo di primo piano nel contesto veneto e italiano, figura nell’agenda anche dell’Unione Europea.

Su queste premesse, la Fondazione organizza per venerdì 29 novembre un appuntamento nella ricorrenza del decimo anniversario della scomparsa di Ruggero Menato: l’incontro si svolge a partire dalle 18 all’auditorium Pontello dell’Opera Immacolata Concezione Civitas Vitae alla Mandria (via Toblino 53) e si articola in due momenti. Dopo i saluti del presidente della Fondazione Paolo Giaretta e del sindaco di Padova Ivo Rossi, nella prima fase la figura di Menato sarà delineata da Angelo Ferro, Lucio Malfi e don Giuseppe Masiero; è previsto anche un intervento in videoconferenza di Giuseppe De Rita; nella seconda fase il sociologo Daniele Marini, direttore della Fondazione Nordest e docente dell’università di Padova, dialogherà col giornalista Francesco Jori sulle trasformazioni di Padova nella stagione di Menato e negli scenari futuri.
Sottolinea il presidente Giaretta: “L’iniziativa non vuole limitarsi a un semplice ricordo di una figura pur significativa, ma intende guardare a quello che avverrà sulla base dell’insegnamento che Menato ci ha lasciato in eredità. A lui va riconosciuto il merito di aver saputo leggere la città oltre le apparenze, rifuggendo dalle polemiche per mettere in campo un’autentica lezione di passione civica. Il suo è un richiamo che non va lasciato cadere dai mondi della politica e dell’economia, ma anche della società civile, di cui ha rappresentato una delle voci più significative, ricoprendo attraverso la propria testimonianza e il proprio concreto impegno quel ruolo di “civic servant” che in Italia rappresenta purtroppo una rarità”.