L’Appe si rivolge ai sindaci padovani. “Moralizziamo la giungla delle sagre”

 

Si sta avvicinando la stagione primaverile/estiva, durante la quale negli anni passati sono state svolte, nella provincia di Padova, centinaia di feste e sagre, non sempre collegate alla tradizione comunale, politica o parrocchiale, con offerta di somministrazione di alimenti e bevande della durata di diverse settimane e con proventi di cui non è chiara la finalità o il beneficiario.
L’APPE, nelle persone del Presidente Erminio Alajmo (in foto) e del Segretario Angelo Luni, ha così deciso di scrivere a tutti i 104 Sindaci dei Comuni della provincia di Padova, per chiedere il loro intervento moralizzatore, con l’obiettivo anche di limitare la forte concorrenza sleale verso i pubblici esercizi.
Si riporta di seguito il testo integrale della lettera inviata qualche giorno fa:
«Egregio Signor Sindaco, ci rivolgiamo alla Sua cortese attenzione per sottoporLe la delicata questione delle sagre che sono proliferate e che continuano a crescere a dismisura sul territorio provinciale.
Autorizzabili in modo “temporaneo” (fino a 30 giorni, come prevede l’art. 11 della legge regionale n. 29/2007) alla somministrazione di alimenti e bevande, queste feste, fiere e sagre sono spesso organizzate da “enti sociali” non meglio identificati e, allo stesso modo, non si può sapere dove finiscano i cospicui proventi delle manifestazioni, che vengono incassati praticamente esentasse.
L’APPE (e gli esercenti ad essa aderenti) non è assolutamente contraria alle feste e sagre tradizionali, quelle organizzate dalla parrocchia o dalla Pro-loco, che di solito durano uno o al massimo due fine settimana e, anzi, in più di qualche occasione richiamano cittadini dai paesi vicini, incrementando il lavoro dei pubblici esercizi.
La contrarietà è, invece, nei confronti degli eventi che nulla hanno di tradizionale ma, al contrario, hanno molto di commerciale: le varie feste “della birra”, “della pappardella”, del “gnocco”, “del baccalà”, ecc..
Il settore dei pubblici esercizi, il più esposto dalla concorrenza di questi eventi, denuncia una situazione ormai non più sostenibile e resa ancor più pesante dalla crisi economica in atto.  I bar, le pizzerie, le trattorie, i ristoranti e le sale da ballo gestiscono imprese che stanno sul mercato tutto l’anno e che per ugual periodo sostengono costi, imposte e tributi anche locali. Devono inoltre affrontare tutta una serie di adempimenti amministrativi, fiscali, igienico-sanitari e tanto altro ancora, ai quali non sottostanno le manifestazioni in parola.
Chiediamo, pertanto, che la Sua Amministrazione prenda in considerazione le legittime aspettative degli esercenti e dia forma ad un Regolamento che stabilisca i criteri cui si devono informare questi eventi, criteri che devono, a nostro avviso, basarsi sulla tradizione locale.
In caso contrario, continueremo ad assistere ad attività che nulla hanno a che fare con la storia del territorio, ma tanto con l’affare, a danno delle imprese che si trovano tutto l’anno, anche nei cosiddetti periodi “di bassa stagione”, ad erogare un servizio, prezioso e socialmente riconosciuto, alla collettività ed ai turisti.
Riteniamo che emanare delle linee-guida per il rilascio delle autorizzazioni temporanee alla somministrazione possa portare ad un miglioramento dell’immagine turistica, economica e sociale del territorio e ad un miglior equilibrio dell’offerta a livello comunale.
Confidiamo che Lei saprà cogliere questa opportunità e, nel rimanere a disposizione per eventuali approfondimenti, Le inviamo i più distinti saluti».