L’Ascom di Padova presenta un ricorso contro i 63mila euro di Imu

 

Dall’Ascom di Padova riceviamo e pubblichiamo questo comunicato stampa sul ricorso al Tar presentato contro l’Imu:
Se 63.285 euro vi sembran pochi … Questa è la cifra (in aumento del 134,19% rispetto a quanto versato per l’ICI) che, per l’IMU, ha dovuto sborsare Ascom Servizi, la società per azioni dell’Ascom Confcommercio di Padova che eroga i servizi nei confronti degli associati. E questa è la cifra che l’Ascom chiede le venga refusa dall’erario. A tale scopo, ma precisando subito che si tratta solo dell’IMU versata dalle imprese e non dai privati, l’Ascom presenterà istanza di rimborso con l’obiettivo, peraltro, di rappresentare una sorta di “ricorso-pilota” allargabile poi a tutte le imprese associate che hanno dovuto sottostare alle forche caudine dell’odiatissima tassa. Alla base dell’opposizione la stessa filosofia che ha animato i ricorsi contro l’IRAP che continua ad essere prevista dalla normativa, ma che, di fatto, è stata cassata anche per l’intervento dell’Unione Europea (che l’ha ritenuta illegittima) e per la quale si prevede comincino adesso ad arrivare i primi rimborsi.

Nello specifico: secondo Ascom Servizi, la tassa è illegittima perché grava sul bilancio aziendale e, come tale, deve poter essere dedotta rappresentando una vera e propria patrimoniale. In effetti i capannoni delle aziende, i laboratori degli artigiani, gli uffici di chi eroga servizi sono luoghi di lavoro necessari all’espletamento dell’attività finalizzata a produrre reddito. “Appare ingiustificato ed irragionevole – spiega Federico Barbierato, direttore generale dell’Ascom – pretendere una maggiore imposta e contestualmente inserire l’IMU tra i costi indeducibili pur concorrendo alla determinazione del risultato economico dell’esercizio”. Naturalmente non potevano mancare anche i rilievi sulla legittimità costituzionale visto che si attribuisce maggiore capacità contributiva ad un bene produttivo che concorre alla determinazione del reddito in qualità di costo e, come tale, deve poter essere deducibile.

In altre parole: se posso dedurre la corrente elettrica perché non dovrei poter dedurre l’IMU? Ma c’è di più. Dal momento che l’IMU elimina la tassazione IRPEF sulla rendita catastale, di questo “sconto” possono beneficiare i privati ma non le imprese visto che alle aziende è negata la possibilità di detassare la rendita catastale dei beni mobili strumentali. In altre parole: disparità di trattamento tributario, questione già risolta ancora nel 1972 dalla Corte Costituzionale che ha stabilito che “a situazioni uguali devono corrispondere uguali regimi impositivi”. Dunque, la battaglia comincia. Nessuno si nasconde che non potrà essere risolta nel giro di qualche mese, ma il successo ottenuto sull’IRAP fa ben sperare le imprese che, dopo il ricorso-pilota dell’Ascom Servizi, magari potranno vedersi riconosciuto un credito per una tassa pagata allo Stato ma non dovuta.