Lavoro in carcere a Padova: i detenuti digitalizzano atti processuali

 

Un laboratorio all’interno della casa di reclusione di Padova, di cui fanno parte quattro detenuti, ha avviato la digitalizzazione della documentazione giudiziaria dei processi per terrorismo e fenomeni eversivi avvenuti nel Veneto: dal primo duplice omicidio rivendicato dalle Br a Padova alle azioni dei Nar, fino all’uccisione di Giuseppe Taliercio, a Mestre. L’iniziativa mette a disposizione degli studiosi i dati giudiziari dei processi conclusi e tutela la memoria storica italiana.

L’attività del laboratorio di digitalizzazione finanziato dalla Cassa delle Ammende e realizzato dalla Casa di Reclusione con Ristretti Orizzonti e la cooperativa sociale AltraCittà in collaborazione con la Casa della Memoria del Veneto si inserisce nell’ambito del progetto ‘Rete degli archivi per non dimenticare’, rete formata da Archivi di Stato, Soprintendenze Archivistiche e archivi privati, centri di documentazione e associazioni che hanno lavorato e lavorano per conservare e tutelare la memoria storica del nostro paese riguardo alle tematiche legate al terrorismo e alla violenza politica.

All’origine c’è l’idea che oltre alle sentenze, anche il materiale processuale relativo alla fase istruttoria e dibattimentale, con le testimonianze, la documentazione sequestrata, le perizie, il materiale fotografico, i corpi di reato possono diventare importantissime fonti di ricerca storica. La digitalizzazione consente di superare i problemi di conservazione e di consultabilità di questi documenti. La valenza del progetto è culturale e sociale: il lavoro viene svolto da detenuti della Casa di reclusione di Padova formati in modo specifico nell’ambito del progetto stesso per offrire al territorio servizi di digitalizzazione sia per il pubblico che per il privato. In questo momento drammatico per le carceri italiane il progetto vuole costruire possibilità di lavoro qualificato per le persone detenute.