Lettura (semiseria) di ciò che c’è a un passo dal rinnovo del segretario provinciale del Pd. Spoiler: non è la meta

 

Mi sono informato con attenzione. Ho scorso le nove pagine, più copertina e sommario, del programma “Orgoglio democratico con Vittorio Ivis”. E le prime due righe del primo capitolo dal titolo “La situazione attuale” mi avevano fatto ben sperare.
Scrivono gli estensori del “lavoro di squadra” come lo definisce Ivis: “Il Partito Democratico attraversa una fase molto delicata nei rapporti al suo interno e nel ruolo che esercita nei territori e nel Paese”.
Per deformazione professionale mentalmente mi ricordo che di preposizioni ce ne sono tante oltre a quel nel e nei, ma decido di soprassedere quanto alla forma e concentrarmi sulla sostanza.
L’avessi trovata.
Nel primo capitolo niente. Nel secondo “il segretario e la segreteria” si scrive che “Il segretario deve saper essere inclusivo”. Il termine inclusivo per la prima volta ripetuto come un mantra lo ascoltai quando conobbi Vittorio Ivis. Quando arrivai a metà campagna elettorale nel comitato elettorale di Alessandra Moretti. Non andò benissimo.
Scaccio dalla mente quei ricordi e continuo a cercare i contenuti. Leggo che “il Segretario (maiuscolo che fa commuovere) deve essere presente e motivato, capace di mettere a disposizione le sue competenze e di fare squadra, lavorando con passione ed entusiasmo per la comunità”. E penso tra me e me che da quando nè la carta nè l’inchiostro, potenza di internet e del Pdf, le parole hanno subito una grande inflazione.
Serviva quella frase? Cosa si doveva chiarire? Che il Segretario (manteniamo il maiuscolo, và) deve essere presente quando gli gira, far finta di non sapere nulla e puntare sulle divisioni interne al partito, lavorando solo per il proprio tornaconto personale”. Oddio, vista alla luce di recenti eventi interni al partito forse i ragazzi hanno fatto bene a specificare che la segreteria provinciale non è un ufficio di collocamento e promozione del segretario.
Andiamo avanti.
Ed arriva la “campagna d’ascolto”. Lo schema è simile a quello delle amministrative. Hai fatto la campagna elettorale, hai presentato un programma particolareggiato quartiere per quartiere. E poi cosa fai dopo qualche mese? Vai nei quartieri a presentare quello che hai fatto nei primi mesi di amministrazione? No. La campagna di ascolto. Ti presenti muto ed a mani vuote dagli stessi che ti hanno votato perchè almeno iniziassi a risolvere i problemi e gli dici “Sono qui per ascoltare i vostri problemi”.
Bene ma non benissimo.
I contenuti arriveranno al prossimo punto? No, al prossimo punto arrivano i problemi sotto il titolo: “La situazione finanziaria”. “Occorre verificare, senza infingimenti, i costi vivi, la sostenibilità della sede, le funzioni del PD provinciale e le modalità per giungere nel corso di 3 anni ad un avanzo di Bilancio”. Tradotto: siamo alla canna del gas e ci hanno tagliato il gas.
Gli altri capitoli si occupano di Circoli ed iscritti de “Le feste de L’unità” e de “Le istituzioni”. I valori, che è già un inizio, arrivano al punto 11 di pagina 10. La lotta alle disuguaglianze e il lavoro (un tempo la vera parola d’ordine della sinistra ed ora relegato come subordinata fuori dalla top ten, al punto 12. E qui si chiede per primo un rilancio dell’economia: affrontare di petto le questioni che frenano la nuova imprenditoria e la creazione di posti di lavoro?
No: scrivono i giovani democratici, per giunta in grassetto che “auspichiamo un’implementazione dello strumento del reddito d’inclusione, che vediamo come primo passo“. Il secondo passo cos’è? La pensione a 40 anni?
Poi arrivano “L’accoglienza e i diritti civili”, “La sanità e il terzo settore”, “L’Europa” e con spregio della Cabala, al punto 17 “Le conclusioni”.
L’unica generazione a cui questo progetto vuole parlare non è qualla anagrafica, ma quella che trova ancora la forza e il coraggio di guardare con speranza al futuro“. Scrivono i sostenitori di Vittorio Ivis che poco sopra avevao risposto implicitamente a chi sostiene che a 26 anni è troppo giovane per fare il segretario un “però è umile e fa già il consigliere comunale” (a Monselice, in opposizione n.d.r.).
E il punto 17 a pagina 13, per non farsi mancare nulla, si chiude con un altro grassetto: “Se ci aiuti anche tu, la meta è ad un passo da noi“.
Esco dalla lettura di queste tredici pagine un po’ frastornato. Poi leggo sul profilo del candidato segretario provinciale che
“Oggi pomeriggio si sono svolte le prime votazioni del Congresso Provinciale al circolo Savonarola di Padova, conclusesi con un ottimo risultato per noi (25 voti su 30). È questo solo un primo passo. Forse, proprio perché il primo, da parte mia, molto sentito.
Mi impegno ad essere presente a tutti i Congressi nei circoli, salvo sovrapposizioni. Desidero un confronto vero, sui temi e programmi, è ciò che merita la nostra grande comunità. Proprio per questo ringrazio l’altro candidato, Federico Ossari, per aver contribuito con la sua candidatura a rendere questo Congresso autentico. Da parte mia ci sarà il massimo fair play”.
Ecco, io mi sarei soffermato su un altro fatto: l’unità urbana di Savonarola, conta 7000 abitanti. Il Pd ha portato a votare per il segretario provinciale 30 persone. Mi sa che a un passo da noi c’è il baratro.

Alberto Gottardo