Trenta padovani al giorno pranzano a pane, kebab e solidarietà

 

Trenta kebab al giorno. Anche se il giorno dura due ore e il pranzo non è propriamente l’orario più indicato per la tasca di pane ripiena di carne e verdure di tradizione mediorientale. E’ la media dei clienti che hanno deciso di dare in maniera tangibile la propria solidarietà a Kalim Shuaib e Alì Faryad, i due soci del negozio al civico 32 di piazza delle Erbe, chiuso in anticipo alle 14 anzichè alle 2 di notte, con la motivazione, addotta dall’amministrazione comunale, che venerdì notte a duecento metri di distanza un gruppo di tunisini che forse erano stati clienti del negozio di kebab, se le sono date i santa ragione a colpi di cocci di bottiglia durante una discussione per la spartizione dello spaccio di droga. Come dire che se rientrando in casa dal supermercato aggredisco un  tizio al semaforo, il sindaco chiude il supermercato. A molti cittadini padovani questo provvedimento non è andato giù. Ed hanno deciso di protestare civilmente: mangiando pane e kebab, condito con un po’ di solidarietà. Certo non basterà a tenere aperto il negozio. I titolari domani attraverso il loro avvocato presenteranno ricorso urgente davanti al tribunale amministrativo regionale. Nel giro di una settimana i giudici amministrativi si pronunceranno. Se verrà data ragione a Kalim e Alì, c’è da scommetterci che sarà festa. Se perderanno, sarà l’intera Padova a perdere un pezzettino della sua proverbiale patavina libertas.

Cosa ne pensano i padovani? Interessante vedere questo servizio di Telenuovo 

Alberto Gottardo