Massimo Bitonci e i minori non accompagnati: il sindaco delle supercazzole ne ha sfornata un’altra. Ma la legge dice un’altra cosa (e c’è chi si vergogna)

 

Forse Massimo Bitonci non lo sa, ma persino chi gli sta molto vicino a volte confessa in rivato di vergognarsi di fronte a provvedimenti e dichiarazioni dallo spiccato retrogusto discriminatorio. E’ capitato con l’ordinanza che prescriveva, in teoria, controlli sanitari a chiunque provenisse dall’Africa all’epoca dell’emergenza Ebola. Ora il sindaco di Padova strilla “basta accoglienza per i minori non accompagnati”. L’ultima di una serie di “supercazzole”. Forse la più spregevole di una serie di grida che assomigliano a ragli sul piano giuridico, dato che, almeno a parole, vorrebbe dire che dal vertice del Comune viene un ordine secco: “Se vedete minori soli, giratevi dall’altra parte”. Fortunatamente esiste una legge che anche il sindaco di Padova deve far applicare, pena il diventare passibile di abuso d’ufficio. Primo motivo di supercazzola dell’ennesima boutade del primo cittadino di Padova: il codice civile (articolo 343 e 403). Il primo articolo dice che di fronte a un minore senza genitori e senza figure di riferimento, bisogna aprire una tutela al tribunale. Il secondo stabilisce che un minore in stato di bisogno deve essere affidato alla pubblica autorità. Interviene poi più nello specifico il decreto legislativo 286 del 1998, articolo 19 che stabilisce la procedura: il minore, mettiamo ad esempio fotosegnalato dopo un controllo in stazione ferroviaria, va segnalato al tribunale presso i minori, alla Procura della Reopubblica e al comitato minori presso il ministero del welfare e alla questura che rilascia il permesso di soggiorno per minore età. Si tratta, alla faccia delle fantasiose dichiarazioni di Bitonci, di automatismi legati al luogo di rintraccio del minore stesso.
Padova ha più minori in carico rispetto alle altre cittadine del Veneto, perchè di questa Regione è uno snodo importante: questo spiega perchè molti minori non accompagnati vengono rintracciati ed identificati a Padova e non a Saonara o a Cittadella.
Poi immagino che l’affermazione di principio del sindaco sia piaciuta ai molti razzisti che infestano il web. Ma questo, grazie a Dio, non cambia la sostanza delle cose: un sindaco non può girare la faccia dall’altra parte, anche quando quella faccia magari è doppia: con una caritatevole e cristiana in occasione dei discorsi di rito durante la festa di Sant’Antonio, per poi diventare feroce al limite del licantropismo elettorale sotto elezioni o sui social network, dove scatta sempre più spesso la gogna verso chi osa contraddirlo o richiamarlo ai suoi doveri. Dopo un anno al vertice di palazzo Moroni Massimo Bitonci rimane quello che brandiva i crocifissi negli uffici pubblici (chissà se poi ne è stato messo solo uno in più) come fossero la panacea di tutti i problemi della città, quello che faceva la faccia feroce contro gli accampati di via Bassette (senza spostarne nemmeno uno), e che vagheggiava di altri provvedimenti (tipo le graduatorie che privilegiano negli asili pubblici i residenti da più di cinque o dieci anni, non ricordo bene, tanto non cambia nulla).
Tante ordinanze, tante foto sui giornali mentre ghigna soddisfatto per l’ennesima frase ad effetto che frutterà titoli sui quotidiani locali e magari anche qualche migliaio di like su facebook. E intanto Padova sprofonda con un ospedale che costa 20 milioni l’anno solo di manutenzioni (e poteva partire quest’anno la costruzione di quello nuovo) e un centro congressi che dopo un anno non ha nemmeno la prima pietra: quanto costa ad alberghi, ristoranti, attività commerciali, un anno di ritardo del centro congressi? Cancellata la nuova linea del tram: sarebbe stata rivitalizzante per Borgomagno e Montà, avrebbe portato Altichiero a pochi minuti dal centro storico. C’erano 60 milioni di euro pronti, non se ne è fatto nulla. Basta dire profughi, evidentemente, e tutte queste sconfitte scompaiono. Fino a quando? Fino a quando i padovani non diranno basta. Non è detto che questo succeda, bene inteso. Ed allora significherà che la Padova di Sant’Antonio e del Cuamm, quella che tra qualche anno festeggerà otto secoli del suo ateneo, ha deciso che è meglio girarsi dall’altra parte, fare finta che i problemi degli altri non esistano. E se poi si prova vergogna, pazienza. Se poi lei signor sindaco non prova vergogna di fronte a certe supercazzole sulla pelle dei bambini scappati dalla guerra, continui così. Non è certo il mio giudizio quello che dovrà temere.

Alberto Gottardo