Donald Norman padre dell’identità artificiale, torna a Padova

 
È psicologo, ingegnere, designer, studioso delle comunicazioni e non solo. Difficile sintetizzare la personalità sfaccettata di Donald Norman, uno dei più noti studiosi americani. Classe 1935, sarà domani, mercoledì 17, a Padova, nella sala dei Giganti di palazzo Liviano, dalle 14.30. L’Ateneo vuole infatti ricordare e festeggiare, insieme a lui, i 20 anni dalla laurea honoris causa in psicologia conferitagli nel 1995.
L’evento organizzato  da Università di Padova,  HIT Human Inspired Technology Research Centre, Dipartimento Psicologia Generale, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della socializzazione, con il supporto degli studenti del corso di dottorato in Brain, Mind and Computer Science.
Ecco uno stralcio di quanto disse Norman nel 1995, dopo il conferimento della laurea a Padova. Parole ancor oggi attualissime. 
«E’ possibile ormai usare identità e persone artificiali e ciò se da un lato permette una grande libertà di espressione, dall’ altro può essere una franchigia da responsabilità, da educazione e da precisione. In un mondo in cui nessuno ha una identità reale o permanente, chi è nella condizione di avere più potere sugli altri può causare enormi danni. Per questo le realtà virtuali hanno dei potenziali enormi sia positivi che negativi. Come può funzionare la legge quando i confini nazionali sono facilmente superati e annullati? 
Come si può ignorare ogni responsabilità personale, quando l’ identità può venire celata o cambiata? Cosa possono fare i copyright e le leggi di protezione dei brevetti quando le idee sono copiate, prese a prestito, duplicate e trasformate, spesso senza che l’ autore ne venga a conoscenza? In che modo equilibrare il bisogno della privacy personale con l’ esigenza dello Stato di avere informazioni sui propri cittadini? Infine le tecnologie sono costose, e non è dato a tutti di accedervi. Esse richiedono notevoli risorse, danaro, apparecchiature ed istruzione. Cosa succede di una società in cui alcuni sono in grado di possedere tecnologie avanzate che altri invece non possono raggiungere? I nostri tempi sono pieni di interesse e di incertezza. In passato, il mondo era composto da molte isole e gli eventi di un luogo avevano poca influenza su quelli di un altro posto. Oggi tutti siamo collegati strettamente gli uni con gli altri. Un terremoto in una zona del globo può avere effetti sull’ economia di altre parti del mondo. Un cambiamento politico di uno Stato ha immediate ripercussioni ovunque. Per molta gente il cambiamento tecnologico è stato troppo rapido e i vecchi feudi religiosi ed etnici che si pensavano ormai assopiti, si sono riaccesi. Le comunicazioni moderne permettono la rinascita e il restaurarsi di vecchie rivalità e di odi, anche se al tempo stesso offrono la possibilità di una comprensione reciproca più completa e più piena. Una volta i punti di vista discrepanti e diversi delle minoranze potevano essere ignorati ma oggi con le comunicazioni capillari e con la possibilità di viaggiare, le piccole comunità locali sono in condizione di mettere insieme le loro forze e le loro attività e divenire, di conseguenza, potenti. Sia in meglio che in peggio, la società moderna non potrebbe esistere senza queste tecnologie. La nostra vita intellettuale dipende da esse, così come la nostra vita fisica e quella emotiva. Se vogliamo sperare di trasformare la tecnologia in una forza positiva, capace di rispondere alle esigenze umane, dobbiamo comprendere e imparare a padroneggiare questi problemi. Il modo migliore di cominciare è porsi delle domande adeguate».
 Il programma sempre aggiornato è su: http://hit.psy.unipd.it/activities-0/hit-featured-talks