Obbligo di Pos per i baristi: l’Appe di Padova lancia l’allarme del conto salato

 

Stando alle ultime indiscrezioni, non dovrebbe mancare molto all’introduzione delle sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti con la “moneta elettronica” (carta di debito o carta di credito) e all’APPEAssociazione Provinciale Pubblici Esercizi – è stato fatto il conto delle spese, dirette e indirette, che graveranno sugli esercenti e, in particolare, sui baristi.
«Quando si parla di costi del POS – dichiara il Segretario dell’APPE, Filippo Segato – si tende sempre a pensare in termini di canone mensile o di commissioni bancarie, tralasciando quello che, invece, è il vero costo “occulto” della gestione del pagamento elettronico».

Il riferimento è al tempo che il gestore, o il dipendente dell’esercizio, dovrà dedicare alla gestione del pagamento, contabilizzato dall’Associazione degli esercenti in almeno trenta secondi per ogni transazione.
«Abbiamo effettuato alcune rilevazioni – conferma Segato – ed effettivamente tra il momento dell’emissione dello scontrino e la conclusione dell’operazione di pagamento, in media, trascorre almeno mezzo minuto, considerando il tempo necessario perché il cliente estragga la tessera, venga inserita nel lettore, si digiti il codice di sicurezza, si attenda la connessione e la stampa dell’attestazione di avvenuta transazione… sempre che non vi siano inconvenienti, come ad esempio un PIN sbagliato o dimenticato, una connessione lenta, la carta esaurita, o altro ancora».

Secondo l’APPE, tali procedure potrebbero arrivare a costare diverse migliaia di euro ogni anno per ogni esercizio: costi che finora non erano mai stati presi in considerazione.
«Il conto è presto fatto: poniamo ad esempio che, a regime, vi siano un centinaio di transazioni al giorno pagate con bancomat o carta di credito, moltiplicandole per mezzo minuto ciascuna e per almeno 300 giorni di apertura annuale di un bar, si ottengono tra le 200 e le 250 ore dedicate all’incasso. Considerando che un dipendente al terzo livello di inquadramento (barista) costa all’esercente circa 20 euro all’ora, si ottiene il costo annuo di gestione del POS, che per l’appunto oscilla tra i 4 e i 5 mila euro».

E a chi sottolinea che, comunque, il dipendente sarebbe stato retribuito in ogni caso, l’APPE ribatte che le ore dedicate alla gestione degli incassi elettronici sono ore sottratte ad altre attività, che in qualche modo dovranno essere compensate.
«Un esercente – dichiara Segato – mi ha già confidato di dover assumere un dipendente esclusivamente a causa della novità relativa al POS: ha una tavola calda dove a mezzogiorno si consumano, nell’arco di un paio d’ore, diverse centinaia di pasti e non può certo permettersi di lasciare i clienti in coda alla cassa per il pagamento. Il risultato? I costi del nuovo dipendente dovranno essere riversati sui listini dei prezzi, quindi a danno dei consumatori…».

Secondo l’Associazione degli esercenti, l’introduzione delle sanzioni per la mancata accettazione della moneta elettronica non porterà benefici, ma soltanto disagi e aumento dei costi.
«Sarebbe molto più utile – conferma il Segretario – se fossero incentivate modalità di pagamento “smart” come ad esempio con il cellulare o con tessere contactless, piuttosto che obbligare a usare metodi ormai vecchi di decenni, che comportano soltanto un aggravio di costi».