Padova, buone performance sulla banda larga, ma si può fare di più

 

Fare di Padova una città realmente smart, all’avanguardia a livello nazionale: era questa una delle promesse fatte un anno fa al momento dell’annuncio dell’inserimento della nostra città nel progetto pilota di Open Fiber per lo sviluppo della banda larga di connessione a Internet. Ma a che punto stanno realmente le cose?

È trascorso ormai quasi un anno dalla firma dell’accordo tra il Comune di Padova e il management di Oper Fiber, la società compartecipata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti che ha ricevuto l’incarico dal Governo di cablare il territorio italiano (con notevole carico di polemiche, tra l’altro). In quell’occasione, fu l’allora assessore alla Smart City Matteo Cavatton a parlare degli obiettivi di medio e lungo termine.

 

Le promesse dell’anno scorso. Per la precisione, l’esponente della vecchia giunta comunale aveva spiegato innanzitutto che l’investimento in campo era di 30 milioni di euro, finalizzati a dotare tutta la città di un’infrastruttura fondamentale per rendere Padova una città veramente smart, mentre all’amministrazione locale sarebbe spettato il compito di coordinare tutti gli interventi. Dal punto di vista tecnico, poi, i lavori avrebbero sfruttato i sottoservizi e i cavidotti già esistenti, così da favorire l’installazione della fibra, intervenendo eventualmente con microcantieri nelle aree dove invece l’infrastruttura fosse assente.

 

Obiettivi ambiziosi. E sul fronte della tempistica l’impegno fu preso in termini piuttosto precisi, con una roadmap molto dettagliata: da cablare ci sono un totale di circa 116 mila unità immobiliari, con circa 560 chilometri di rete interrata e circa 210 chilometri di rete aerea. Il primo obiettivo doveva essere raggiungere una copertura del 50 per cento delle unità immobiliari entro giugno 2017, per poi arrivare al maggio 2018 all’80 per cento. Ma l’ultimo comunicato ufficiale smorza un po’ gli entusiasmi.

 

Traguardo mancato. Alla data attuale, nel luglio 2017, risultano infatti connesse “solo” 10 mila unità immobiliari, ovvero il 10 per cento del totale (e molto meno della metà rispetto al “promesso”), come appunto rivelato dalla nota ufficiale di Oper Fiber. La buona notizia è comunque che in questa fase è partita la commercializzazione della fibra ottica ultraveloce, grazie ai servizi offerti dalle aziende partner Wind Tre e Vodafone che sono a disposizione di cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione di Padova.

 

La linea veloce… va lenta. I servizi Open Fiber prevedono la cablatura attraverso la modalità Fiber to the Home (FTTH), che consente di portare la fibra ottica direttamente nelle case o negli uffici con un servizio in grado di supportare velocità di trasmissione di 1 Gbps. Tuttavia, la linea veloce sconta ancora grandi ritardi (si perdoni il gioco di parole), anche se a livello più generale Padova si conferma come una delle città più connesse d’Italia.

 

Come procede la cablatura di Padova. Guardando infatti la mappa realizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico, si scopre che la città veneta ha attualmente una percentuale di copertura per la linea a 30 mega che supera l’88 per cento, ovvero un dato più che doppio rispetto a quello medio nazionale; le connessioni a g, invece, sono diffuse nel 26 per cento delle unità immobiliari del territorio.

 

All’avanguardia in Italia. A rendere possibile la diffusione della banda larga sono anche gli operatori “concorrenti” di Open Fiber, a cominciare da Eolo, che invece offre servizi di connessione alla Rete attraverso infrastrutture wireless, che rendono la propria Adsl casamolto più veloce e performante. Continuando lungo questa strada, Padova dovrebbe raggiungere quasi il 100 per cento di copertura a 30 mega entro il prossimo anno, mentre l’obiettivo per la cablatura a 100 Mega è arrivare al 63 per cento entro il 2020.