Padova, la crisi è finita: quarto trimestre 2015 con la produzione a +2,4% e buona intonazione prevista anche per tutto il 2016

 

Il “calabrone” riprende quota sul finale del 2015, ma il volo è radente. Dopo nove mesi in altalena, nel quarto trimestre l’industria padovana accelera: la produzione aumenta su base annua del 2,4%, ma nella media del 2015 il risultato si ferma al +0,2%. Migliorano gli ordini. Balzo della domanda interna (+5,1%). L’export accelera (+4,2%) spinto dalle vendite extra-Ue. In recupero l’occupazione. Migliorano le aspettative di inizio 2016, pur in un quadro di fattori esogeni all’insegna delle turbolenze (crolli di Borsa, rallentamento Cina ed emergenti, caduta prezzo petrolio). Lo scenario è diventato più sfidante, con maggiori rischi al ribasso. Tuttavia, il quadro resta favorevole, se proseguiranno le politiche di sostegno ciclico. Sono i risultati dell’indagine congiunturale realizzata da Ufficio Studi di Confindustria Padova, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 321 imprese.

Nel quarto trimestre 2015 l’indice della produzione industriale registra un aumento del +2,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Un abbrivio che compensa l’andamento altalenante dei trimestri precedenti, ma nella media del 2015 il risultato non va oltre il +0,2%. Sopra la media le imprese manifatturiere non metalmeccaniche (+2,9%) e le microimprese (+4,7%), in recupero le costruzioni (+1,3%). La variazione positiva degli ordinativi si consolida (+2,7%). Resta però ridotta la visibilità: per il 31,4% delle imprese l’orizzonte di lavoro assicurato dal portafoglio ordini non arriva a un mese, il 26,1% ha ordini per più di tre mesi. Nuovo balzo in avanti per la domanda interna, con vendite interne in aumento su base annua del +5,1% (+2,9% la media 2015) e dato segnatamente positivo per le imprese oltre 50 addetti (+6,8%) e tra i settori per il metalmeccanico (+9%). Tornano ad accelerare le vendite all’estero, con variazione del +4,2%. Il cambio euro-dollaro spinge le vendite extra-Ue (+4,4%), nonostante il rallentamento di Cina ed emergenti, la crescita nell’area euro, per quanto fragile, sostiene quelle in Europa (+4%).
L’indice dell’occupazione cresce di quasi un punto su base annua (+0,9%), con variazione positiva nel metalmeccanico (+1,4%), negativa solo nelle costruzioni (-4,6). Nella media 2015 il risultato è positivo (+0,5%). Ancora in aumento i contratti a tempo indeterminato, pari al 61,4% delle nuove assunzioni, diminuisce il tempo determinato (23,8%), stabile l’interinale (14,8%).
È risalita, non proprio a gran velocità, più che ripresa. La nuova forte caduta del prezzo del greggio spinge in basso i prezzi delle materie prime, in aumento per il 20,6%. Le condizioni di offerta del credito sono invariate per il 70,4% delle imprese, con rialzo dei tassi di interesse bancari per l’11,4%, ma costo superiore all’area Euro. La liquidità aziendale è giudicata tesa dal 23,2%, si riducono gradualmente i tempi di pagamento: il 38% (dal 41,8) lamenta ritardi.

La fiducia sulle prospettive del 2016 prende coraggio dall’abbrivio di fine anno, con previsioni positive per il primo trimestre. La produzione è attesa in crescita dal 28,4%, in calo dal 15,8%: saldo di opinione da +8 a +13. Ancora in recupero gli ordini interni, in aumento per il 23,7%, in calo per il 12,5% (saldo da +5 a +11). Intonata la fiducia sulla domanda estera, in aumento per il 25,2%, giù per l’11%. Restano prevalenti i giudizi di stabilità per l’occupazione (77,2%), il 15,4% aumenterà gli organici (3 su 10 saranno laureati). Nonostante le nuove incertezze globali e i rischi al ribasso, gli investimenti nei prossimi dodici mesi riguardano il 67,4% delle aziende. Il 24,2% aumenterà gli impieghi, il 39,9% li manterrà stabili. Prevalgono gli investimenti in innovazione tecnologica, sostituzione di impianti, R&S, ampliamento della capacità produttiva.

«Gli indicatori congiunturali ci consegnano risultati positivi e in accelerazione nel quarto trimestre, spinti da un maggiore contributo della domanda interna e dal ritrovato impulso degli scambi con l’estero, nonostante il rallentamento dell’economia globale. L’attività industriale è in moderato aumento dalla seconda metà del 2015, anche se non ancora con quella forza che ci si sarebbe potuti attendere. L’occupazione mostra finalmente segnali positivi. Il quadro che emerge delinea il lento consolidamento della ripresa per il 2016, ma ci evidenzia potenziali rischi da una domanda mondiale meno dinamica e dai possibili effetti delle turbolenze finanziarie sull’economia reale. Occorre dare concrete ragioni di fiducia a famiglie e imprese, non indebolire la determinazione, anzi alzare l’intensità delle politiche di sostegno alla ripresa. Recependo in pieno la ricetta Draghi, sul piano generale e anche locale: investimenti pubblici soprattutto infrastrutturali e tassazione bassa per tornare a crescere. Lo “shock fiscale” annunciato in luglio dal premier Matteo Renzi non resti uno slogan balneare, ma un obiettivo di legislatura da finanziare attraverso una drastica cura dimagrante della spesa pubblica, unita alla lotta all’evasione e ai margini di manovra Ue». Così il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco commenta i risultati dell’indagine congiunturale.

«La legge di Stabilità – dichiara Finco – ha introdotto alcuni interventi positivi come il superammortamento, che incentiva l’investimento in beni strumentali, quello sui macchinari imbullonati e il nuovo welfare aziendale. Altri continuano invece a costituire un freno all’efficienza delle imprese, penso al rinvio della riduzione dell’aliquota Ires, ma anche a burocrazia e incertezza del diritto. Non dobbiamo poi dimenticare la ‘spada di Damocle’ delle clausole di salvaguardia, che comportano potenziali incrementi di imposte tra i 15 e i 19 miliardi nei prossimi anni. Aggiungo che per il 2015 il Centro Studi Confindustria ha stimato la pressione fiscale effettiva al 49,4% del Pil. E non potremo far scendere le imposte finchè non ridurremo la spesa corrente (passata da 671 miliardi nel 2012 a 692 miliardi nel 2014 al netto degli interessi)».
«Un altro tema determinante è la dinamica dei finanziamenti al settore privato. Guardiamo non senza preoccupazioni le nuove regole per le banche tra vigilanza unica, sofferenze sui crediti e costi del bail-in, che comportano che le banche stesse saranno molto più prudenti a erogare credito. Se l’Italia vuole crescere a un ritmo adeguato, è necessario che riceva sufficiente credito dagli istituti. A Padova lo stock dei prestiti bancari alle imprese si è ridotto di 3,5 miliardi da settembre 2008 (-19,4%). Riattivare i flussi di finanziamento è condizione decisiva per irrobustire i deboli segnali di ripresa».