Padova, tangibile azzardo umano

 

All’ombra dei Colli Euganei c’è voglia di un sano relax tra i soffici meandri del gioco e una serata in compagnia. A Padova è stata realizzata una delle più grandi sale italiane di videolottery, la Ewingo, alta tre piani e situata in Corso del Popolo. Ma aldilà dell’effettiva costruzione, è notevole vedere che a dispetto del proliferare di casinò online, la scelta sia caduta su una struttura reale, dove le persone si possono incontrare in carne e ossa, mangiando qualcosa di sfizioso, bevendo qualche drink (senza esagerare), controllando sul proprio iphone qualcosa se necessario grazie alla connessione wi-fi, e con l’occasione tentare anche la fortuna. A differenza di altri giochi con regolare licenza AAMS, come il Blackjack sicuro, dove al caso delle carte distribuite va aggiunta una certa preparazione e strategia, il meccanismo delle videolottery è estremamente semplice. È sufficiente puntare e sperare che quel giorno la risaputa cecità di Madame Fortuna porti il suo abbraccio diritto verso di noi, che sarà prontamente ricambiato con un generoso brindisi di vittoria. Ampissima la scelta di queste VLT, e ovviamente tutte di ultimo modello, sposando in pieno la rivoluzione grafico-visiva cui il Terzo Millennio appare votato. Trenta i modelli disponibili, tutti basati sulla tecnologia di rete Iziplay, con il Jackpot Mystery che può arrivare fino alla considerevole somma di 100mila euro e il Big Mystery Jackpot di rete, ancora più ricco: il montepremi massimo tocca il mezzo milione di euro. Padova dunque va in controtendenza, e sposa la linea dell’interazione naturale, lontana dal fenomeno di massa dei social network o siti dove si può decidere di approcciare un ipotetico partner secondo il modello supermercato, ossia dopo aver visto informazioni e foto, e così decidere che quella persona potrebbe fare al caso nostro. Nessuno vuole togliere o criticare il piacere di una scommessa a qualche roulette sicura (sempre meglio prediligere le piattaforme autorizzate dai Monopoli dello Stato), certo è che non deve essere la vita privata a pagarne le conseguenze, illudendoci di trovare legami senza nemmeno provare l’imbarazzo del primo approccio.