Pagella semiseria alla Padova del 2015: la classifica di ciò che ha funzionato, di ciò che è finzione e di quello che sta finendo (forse)

 

Quella che segue è una classifica semiseria dell’anno passato. Come tutti i decaloghi (a parte i 10 comandamenti) è piuttosto lacunosa. a differenza dei dieci comandamenti, non proviene da nulla di divino: ho steso questa pagella con molta ironia, un pizzico di misericordia (anche verso me stesso) e spero che nessuno se ne abbia a male. Ci sono un paio di persone che si incazzeranno di sicuro, ma siccome li reputo entrambi degli spietati imbecilli miracolati dalla barbarie che li ha fatti surgere a ruoli a cui non avrebbero mai potuto aspirare in tempi appena normali, quindi per definizione privi di ironia, reputo di potermi preventivamente assolvere, e se mi querelano ne vedremo delle belle.

Voto 10 alla punta di diamante  di Padova nel mondo: Medici con l’Africa Cuamm anche quest’anno ha fronteggiato una delle emergenze che sono il motore della migrazione: quella sanitaria. In una città che vive più di rancori del passato e slogan anzichè di fatti concreti loro, i medici coordinati da don Dante Carraro, molto spesso in silenzio, costruiscono futuro dove rischia di esserci solo disperazione. Padova dovrebbe dedicare presto un monumento significativo a don Luigi Mazzucato, morto quest’anno. Penso invece che il motto “nemo profeta in patria” rischia di confermarsi ancora una volta.

Voto 9: agli operai della ex Zanardi editoriale. Poco più di un anno fa il loro titolare si è ammazzato, travolto dai debiti. In trenta hanno deciso di darsi fiducia l’uno con l’altro e sul tavolo della vita hanno buttato tutte le fiches che restavano loro. Orgogliosi di realizzare libri che hanno fatto il giro del mondo, hanno continuato a lottare contro le banche e la crisi. E stanno vincendo. Pare che il coraggioso presidente della cooperativa Mario Grillo sia riuscito a far uscire il loro numero. Non era facile, ma ci stanno riuscendo. Il tutto senza che arrivasse nemmeno un euro da parte di quelli che teorizzano della Padova 4.0 (vedi al penultimo posto di questa classifica).

Voto 8: al trio di barboni per caso Beda, Bettin, Colonnello. Hanno scritto una delle pagine più incisive dell’opposizione di centrosinistra all’attuale amministrazione “turboleghista”. Hanno fatto una cosa semplice: l’amministrazione di Bitonci & co.co.co. (e forse anche dè) ha deciso che pur di applicare alla lettera i regolamenti si poteva correre il rischio di far morire di freddo i senza tetto che non sono passati dall’anagrafe? E loro sono andati a dormire a palazzo Moroni. Bravi, bravi, bravi.

Voto 7: ai carcerati di Padova che hanno invitato l’orchestra dei Pollicini a suonare al Due Palazzi. Hanno dedicato il concerto al Papa, e il Papa li ha salutati durante l’Angelus. Per chi c’era, un momento indimenticabile. Chi non c’era non c’era nemmeno al funerale di don Luigi Mazzucato, e poi però brandisce il crocifisso come se fosse una spada e il bambino Gesù come fosse una clava. Mi sa che quando finisco all’inferno mi verrà da ridere: finiremo per fortuna in gironi separati

Voto 6: al vescovo Claudio Cipolla. Sulla fiducia. Ha il compito non facile di dare un nuovo impulso ad una chiesa padovana che come il resto del Paese, appare un po’ con il fiato corto. Ma sotto la superficie la chiesa padovana, come il resto del Paese, sa offrire potenzialità interessanti, che vanno individuate e colte.

Voto 5: al Partito Democratico di Padova (ma anche a quello del Veneto). Ancora convalescente dopo due batoste elettorali in 12 mesi (Comune e Regione, e non può essere solo colpa mia!), ha bisogno di rigenerarsi. Ci stanno provando Giorgio Santini e Ivo Rossi con una serie di seminari interessanti a cui però mancano clamorosamente gli under 40: quella dei giovani, e mica solo in politica, rischia di essere la generazione 404, non trovata perchè all’estero o perchè troppo timorosa di disturbare gli attuali manovratori

Voto 4: alle fiaccolate contro i clandestini. Forse la pagina più brutta della storia recente di Padova. A favore di telecamera i professionisti della paura si sono guadagnati un quarto d’ora di celebrità. Io ho provato molta vergogna in quanto concittadino di tale schiera di criptorazzisti che dicono clandestini perchè negri non si può. Auguro a chi ha sfilato di rendersi conto di quanto orrendo sia stato quel messaggio

Voto 3: a tutti quelli che si sono divertiti alle spalle di “Cancaroman”. Una persona con un sacco di problemi dopo essere stato fatto passare come lo scemo del villaggio globale. Quando gli scemi sono quelli che in maniera vigliacca si fanno beffe del più debole, con la complicità, inconscia o meno,  di chi magari non è riuscito ad elevare il dibattito cittadino oltre quel livello. Come se, con tutto il rispetto, l’opinione pubblica avesse discusso negli anni ’60 del peso della Gaetana, anzichè della Zip, dell’Interporto e della nuova autostrada A4. Si rischia che il 2015 sia da ricordare per le fiaccolate di cui sopra, cancaroman e il fagiolo della Stanga. Mi pare un po’ poco.

Voto 2: per PadovaFiere, ma non solo per colpa del management. E’ uno dei problemi più grossi che la città vive con ostentata indifferenza. Rischia di sparire un motore importante del turismo padovano e nessuno alza nemmeno un sopracciglio. Persa in maniera tragicomica Expobici, rischia che il 2016 sia l’ultimo anno anche di Auto e Moto d’Epoca (ipotesi per adesso, ma intanto quelli della Intermeeting sono andati a “farsi la bocca” a Verona, e non stiamo parlando del Vinitaly)

Voto 1: alla Padova 4.0. Dice il presidente della Camera di Commercio Fernando Zilio di avere 80 milioni di euro (a tratti pare parlarne come se fossero suoi), pronti per costruire la Padova 4.0. Tutti applaudono, con l’acquolina in bocca per la fetta di quella mega torta che immaginano di accaparrarsi. Pochi chiedono come riuscirà la stessa classe dirigente che non è riuscita a fare la Padova 2.0, a fare la 4.0. Dettagli, di fronte ad una potenziale grande abbuffata. Ed intanto dalle parti di Corso Stati Uniti e via Portogallo pare sia in arrivo, sui binari dismessi, un vagone di “schei” sul treno espresso Londra – Pechino.

Voto 0: alla politica culturale che a Padova è riuscita a perdere in un anno la biennale d’architettura “Barbara Cappochin”, ha liquidato lo SugarPulp e non ha espresso una mostra decente in dodici mesi. E poi ci si stupisce se le statue del Prato della Valle vengono usate come stendibiancheria, pardon, stendiluminarie. Per fortuna almeno ci sono casi come quello dell’azienda Aeg di Padova che ha deciso di far reinventare il suo capannone dal writer Joys: un colpo di colore e di marketing mecenatistico. Joys ha lasciato traccia del suo passaggio artistico in mezzo mondo: da Teheran a Parigi. A Padova ha realizzato pareti enormi a Mortise, “bucato” centinaia di finestre di case abbandonate con le sue linee che si sono dispiegate anche in una bella campagna pubblicitaria. Joys profeta in patria (ma preferivo Mazzucato)