Outlet et circenses: le politiche di distrazione di massa attuate da Massimo Bitonci & Co. viste dall’ex sindaco Ivo Rossi

 

In questi mesi mi sono chiesto quanto la sincerità verso il tuo interlocutore si scontri con il bisogno, delle persone e anche delle categorie sociali, di aggrapparsi a racconti edulcorati, anche se non veri, ma che corrispondono a ciò che uno amerebbe sentirsi dire.

Ma è giusto raccontare storie inverosimili per carpire la fiducia del tuo interlocutore? A questa amara riflessione sono stato indotto dalla nuova surreale storia di centri commerciali, stadio nuovo e via discorrendo, che anima in questi giorni il vuoto chiacchiericcio cittadino, solo per un momento distratto dall’unica fonte di emozioni collettive rappresentato dalla caccia al profugo.
Negli anni di governo della nostra città sono stato a tal punto convinto del valore del commercio di vicinato e del ruolo che i negozi svolgono nel nostro tessuto sociale da indurmi, assieme a Zanonato, a dire No ai tanti tentativi della grande distribuzione di insediarsi in zona stadio. Le aspettative su quell’area, va ricordato, affondano le loro radici in epoca lontana. Ricordo come, in quella stessa area, ci avesse provato l’amministrazione Destro, suggerendo a tre grandi operatori di acquistare le aree attorno all’Euganeo (compresa quella che avremmo previsto successivamente per il nuovo ospedale, area acquistata da Marcello Cestaro). Abbiamo sempre detto no pensando all’interesse del sistema-città, a quello dei commercianti e delle loro famiglie. Anzi, dirò di più: a Marcello Cestaro, nonostante la mia passione biancoscudata, ho sempre detto che se ne sarebbe potuto parlare solo se fosse venuto in municipio portando con sé il via libera delle categorie del commercio. Non è accaduto perché, giustamente, l’Ascom di Fernando Zilio e la Confesercenti di Nicola Rossi, hanno sempre fatto sentire il valore degli interessi della categoria da loro rappresentata.

Sento oggi strampalate proposte di cittadelle commercial sportive, di calcio Padova che giocherebbe al Plebiscito dal 2016 (non si capisce perché), di stadio Euganeo da tenere solo per i concerti e via chiacchierando, come sempre senza che esista uno straccio di carta e di ipotesi finanziaria. Ma tant’è, questa è la stagione in cui l’importante è dichiarare guerra a qualcuno, costruire nemici, veri o creati ad hoc poco importa, e dell’insostenibile evanescenza progettuale e realizzativa. Dopo più di un anno quali opere possono essere infatti ricordate? Nemmeno il centro congressi, opera strategica per il turismo e il commercio cittadini, che abbiamo lasciato in eredità pronto per la posa della prima pietra, ha visto un solo passo avanti e rimane paralizzato a causa di racconti improbabili sull’auditorium che non c’è. Insomma, questa sembrerebbe sempre di più la stagione delle parole e degli editti e non delle opere.
Devo però riconoscere, a giudicare dal silenzio di questi mesi da parte delle categorie e dal consenso manifestato al sindaco in carica, che probabilmente ad alcuni portatori d’interessi questo va bene, e forse abbiamo sbagliato in tutti questi anni a cercare di tutelare i commercianti impedendo l’insediamento della grande distribuzione. Se uno deve giudicare da quello che succede oggi, nonostante la crisi economica che attanaglia consumatori e dettaglianti, sembrerebbe che la categoria – in particolare quella parte che ruota attorno ad una nuova associazione – sia felice di sapere che a palazzo c’è qualcuno che si preoccupa di farli chiudere a favore di grandi gruppi, potenti e influenti. Gli interessi sono gli interessi.

Ci siamo dunque completamente sbagliati a voler difendere il commercio cittadino? Avremmo dovuto consentire l’apertura di nuovi centri?

E’ un dubbio a cui non riesco a dare una risposta: se i commercianti sono i primi a non essere interessati al loro futuro, perché dovrebbe esserlo la politica?

Ivo Rossi

Padova 17 luglio 2015