Il Popolo della Famiglia sostiene Chicco Peghin. Adinolfi smorza su eventuali differenze di vedute. “Sfumature”.

 

Mario Adinolfi chiarisce qualche attrito che ieri avrebbe contraddistinto la presentazione della lista del Popolo della famiglia. Questa la nota diffusa alla stampa: “Ieri a margine della presentazione della lista del Popolo della Famiglia a Padova, qualcuno ha voluto fare polemica immaginando che Francesco Peghin, il candidato sindaco che noi sosteniamo, avesse opinioni diverse dalle nostre sui temi etici, cosa che tra l’altro sarebbe del tutto accettabile. Noi portiamo nella coalizione che sostiene Francesco Peghin Sindaco la nostra sensibilità su questi temi.
Il Popolo della Famiglia a Padova e in tutta Italia è convinto che il principale cancro del territorio sia la denatalità che fa perdere abitanti.
Poiché i morti sono il doppio dei nati questo sbilancio demografico equivale a costruire un futuro di desertificazione di luoghi straordinari come Padova.
A chi ci ha ricordato gli 800 anni dell’Università, vogliamo rammentare che in quell’Università si recitava il giuramento d’Ippocrate, che prevedeva per i medici l’impossibilità di fornire alcun farmaco  che causasse l’aborto o la morte. In quella Università si è formata la nostra cultura della vita, nell’università di Padova come nelle altre università italiane dove i medici erano ben lontani da immaginare di diventare strumento di morte con l’aborto e con l’eutanasia. Sicuramente pensiamo che dal punto di vista politico amministrativo Peghin sindaco di Padova debba puntare sull’aiuto alle giovani coppie, debba incentivare e sostenere le imprese familiari, debba applicare se possibile il reddito di maternità proposto dal Popolo della Famiglia a livello comunale, debba tarare le tasse comunali a partire dalle addizionali IRPEF a seconda del numero dei figli che ci sono in una famiglia perché il reddito va pensato e diviso pro capite, ovviamente un single ha un reddito disponibile estremamente superiore rispetto a un papà di famiglia con quattro figli.
Queste sono banalissime considerazioni che regaliamo alla città di Padova, dove chiudono molti asili all’anno, dove molte scuole paritarie sono costrette a chiudere i battenti per assenza di figli e la fine dei figli vuol dire la fine di una città. Noi vogliamo per Padova un grandioso futuro, grandioso almeno quanto quello che deriva dalla sua radice nel passato, e allora bisogna passare dalla famiglia e dai figli, non certo dalla cultura della morte. Non certo dall’aborto e dall’eutanasia”.