“Mai che stuprino il ministro Kyenghe”. Consigliera leghista nella bufera

 

Una consigliera di quartiere, Dolores Valandro, militante della Lega Nord, ha scritto su facebook delle frasi riferite al ministro Cecile Kyenghe, che non riportiamo ma che si possono leggere a questo indirizzo. Qui sotto riportiamo alcune reazioni dei politici locali.

Piero Ruzzante scrive: “E’ proprio vero che davanti alla bestialità umana, alle volte si fa fatica a trovare le parole per esprimere il proprio sdegno. E’ questo quel che provo dopo aver letto che una consigliera del consiglio di quartiere Nord di Padova, la leghista Dolores Valandro, ha augurato al Ministro per l’integrazione, Cécile Kyenge, di venire stuprata per capire cosa si prova. Una frase talmente vergognosa e aberrante da togliere il fiato, a maggior ragione se si considera che a scriverla è stata una donna che oltre a sedere nei banchi del Consiglio di quartiere Nord è anche vice coordinatore della locale Commissione Sanità e Politiche Giovanili. Evidentemente, il successo della visita – organizzata da noi del PD – della Kyenge a Padova (in una bellissima giornata fatta di incontri pubblici con gli amministratori locali, con le associazioni che lavorano nel campo dell’integrazione, gli studenti del Liceo Cornaro, i lavoratori dell’azienda Carraro e i tantissimi cittadini che sono venuti ad ascoltarla), ha letteralmente fatto andare via di testa (ammesso che una testa ce l’abbiano) gli xenofobi e i razzisti della nostra città, perfettamente rappresentati dalla bassezza politica e umana della Valandro.

Oltre a sollecitare l’intervento della magistratura, mi auguro che i vertici della Lega Nord (da Maroni fino al Segretario cittadino, l’On. Bitonci, passando per il Presidente della Regione, Luca Zaia e il Segretario Provinciale, Roberto Marcato) e la Presidente del Quartiere Nord, Luisella Rettore, non solo si dissocino totalmente dalla delirante presa di posizione della Valandro, ma che le impongano immediatamente le dimissioni da qualsiasi incarico istituzionale e di partito perché a gente la cui inciviltà raggiunge questo livello e che incita alla violenza e all’odio razziale, non va dato diritto di parola, meno che meno all’interno dei partiti e delle Istituzioni. Concludo, ricordando che tempo fa, fu lo stesso Zaia, con toni decisamente più polemici che istituzionali, ad invitare la Ministro Kyenge a far visita ad una ragazza austriaca vittima di violenza da parte di due immigrati. Una provocazione che allora condannammo “senza se e senza ma”  proprio perché sapevamo che avrebbe dato il la agli istinti più bassi e miserevoli di chi odia la Kyenge semplicemente per il colore della sua pelle. Cosa puntualmente accaduta. Alla luce di quanto successo oggi, a Zaia, converrebbe riflettere sulle conseguenze delle sue parole. Forse capirebbe anche il motivo del perché la Lega, dopo anni passati a seminare odio e veleno nei confronti degli immigrati, sta praticamente scomparendo a partire dalla sua Treviso e dal Veneto. La prova più evidente che dall’odio nasce solo odio e nient’altro”.

Risponde Massimo Bitonci: “Mi dissocio nella maniera più totale dalla frase violenta, stupida e inopportuna scritta dalla consigliera di quartiere di Padova Dolores Valandro su Facebook nei confronti del ministro Kyenge. Si tratta di una sua personale iniziativa che non è condivisa dal Movimento. Prenderemo immediatamente provvedimenti disciplinari nei confronti della Valandro e personalmente le ho già chiesto comunque di rimuovere questa scritta dal suo profilo e di chiedere scusa”.

Alessandro Zan, parlamentare di Sel ed ex assessore del Comune di Padova aggiunge su facebook Sono affermazioni a dir poco vergognose quelle di Dolores Valandro, consigliera leghista di quartiere a Padova contro il Ministro Cecile Kyenge. La Lega non può cavarsela con la richiesta di scuse, ma deve pretendere le sue immediate dimissioni. Al Ministro Kyenge va la mia totale solidarietà. Questo genere di aggressioni sono il sintomo di una politica che alza i toni e che spesso sconfina nel razzismo e nella discriminazione e, in questo caso, in una pericolosa deriva violenta contro le donne.