Quanto entusiamo per la città morta, qualcuno pensi a quella viva

 

Leggo da mesi una narrazione di Padova come se fosse una sorta di Pompei. Tutti a grattarsi la schiena l’un l’altro per il riconoscimento Unesco del ciclo pittorico del ‘300, tutti a discutere di statue, quella di Gattamelata da spostare, quelle mancanti in Prato della Valle da realizzare con una gonna.
Alberto Angela domani sera racconterà palazzo della Ragione, l’Orto botanico e il solito giro di monumenti. Tutto benissimo.
Intanto migliaia di giovani laureati a Padova spendono la conoscienza acquisita qui altrove; in zona industriale lavorano sempre meno persone a causa degli effetti della quarta rivoluzione industriale  e anche i pochi esempi di innovazione vera stentano a trovare interlocutori. Negli anni scorsi la dirigenza al vertice della città e quella a capo dell’università e della Confindustria ha inforcato una serie clamorosa di abbagli sul campo dell’innovazione: si parlò per mesi del nuovo Google made in Padova e credo siano stati addirittura stanziati fondi del Comune per una sorta di carretti autoguidati che non mi pare siano decollati. Pazienza.
Vorrei soffermare l’attenzione dei pochi che leggeranno queste parole sul caso emblematico del gruppo di ricerca del professore Gino Gerosa. Da anni porta avanti un progetto rivoluzionario: creare in Italia il primo cuore biotecnologico impiantabile. Leggi qui maggiori info
Leggo sulla stampa locale che il gruppo di ricerca del cardiochirurgo più noto d’Italia non sta trovando round di finanziamento: niente cash dalla Fondazione Cariparo, porte chiuse anche in università e il Comune che credo abbia stanziato 600mila euro a fondo perduto per il rinnovo delle careghe dei baristi  in piazza, non mi pare abbia mai discusso il tema. Sarebbe bello che la città che incamera ogni anno 5 milioni di euro dalle bollette di gas ed energia elettrica (il Comune ha il 3% di Hera multiutility di Bologna) decidesse di adottarequesto progetto, credo che Camera di Commercio, Università e Confindustria si sentirebbero moralmente obbligate a fare altrettanto. Chissà la Regione cosa ne pensa, mi piacerebbe che lassessore Roberto Marcato tra una fiera del museto e una del musso, spiegasse cosa ne pensa di una così grande sconfitta. Non può cavarsela con “è una questione di sanità” perchè non c’è nulla di più produttivo della scienza biomedicale. E’ la “fabbrica” di questo secolo. Le città che lo capiscono prosperano, le altre sono destinate a vivere solo di una generica nostalgia di “quando eravamo la capitale” di stocazzo.
La città di Padova rivive il suo passato: a inizio secolo c’era un bravissimo ingengere, si chiamava Bernardi, a Padova produceva motori a scoppio rivoluzionari, quella rivoluzione la portò a Torino, alla Fiat.
Professor Gerosa, le auguro maggiore fortuna. Ma mi pare che la classe dirigente attuale sia troppo impegnata a fare campagna vaccinal-elettorale sui manifesti e a blaterare di Padova capitale di questo e di quello.

Ah la puntata di Alberto Angela sarà martedì 18 alle 21 su RaiUno. Godetevi i monumenti sui tv da 60 pollici, di questo passo rimarranno solo quelli. Giova ricordare che una città non è la somma degli edifici e delle strade da asfaltare. Nè dei supermercati, quelli sì aumentati di un bel po’ negli ultimi cinque anni.

Alberto Gottardo