Referendum sull’autonomia del Veneto: la posizione del Pd regionale “Non dobbiamo prendere in giro i veneti”

 

Non dobbiamo prendere in giro i veneti sull’autonomia, occorre essere cristallini: per rispetto degli elettori deve essere certo il giorno prima, cosa succederà il giorno dopo il referendum. A noi questa consultazione non fa paura e non vogliamo ostacolare la partecipazione popolare, ma serve chiarezza, non possiamo permettere che venga utilizzata per altri fini”. A sollecitare trasparenza è il capogruppo del Partito Democratico, Stefano Fracasso, intervenuto come correlatore del Pdl 192, su cui il gruppo si è alla fine astenuto con l’eccezione del consigliere Azzalin.

La modifica della legge approvata da questo Consiglio risale al giugno 2014 e solo oggi il presidente Zaia si è presentato in aula a riferire sull’esito del negoziato con il Governo. La Corte Costituzionale, dopo l’impugnativa dell’esecutivo, si è pronunciata nel 2015, da allora siamo stati informati solo dalle cronache sui giornali. Siamo però soddisfatti che la maggioranza abbia abbandonato la secessione, almeno a parole, anche se qualche consigliere ancora la pensa diversamente. Noi non abbiamo cambiato idea: intendiamo l’autonomia come responsabilità, efficienza, capacità di dare risposte migliori di quelle che possiamo dare oggi. Un’autonomia che non interpretiamo contro lo Stato, ma per lo Stato”.

Da parte nostra c’è assoluto rispetto per la partecipazione e la democrazia piena e consapevole, ma per essere tale deve essere chiaro ai veneti quali sono in linea di massima i temi e i contenuti della consultazione. Abbiamo anche depositato il parere di un costituzionalista che crediamo possa aiutarci a sciogliere i dubbi: se il referendum si deve svolgere prima del negoziato, sia fatto nella piena consapevolezza degli elettori, perché al momento ci sono degli aspetti che potrebbero essere anche impugnati da qualsiasi cittadino, come già avvenuto in altri casi. Una chiarezza necessaria, a maggior ragione considerando che saranno spesi ben 14 milioni. I veneti sono persone concrete e a loro dobbiamo parole concrete”.

Il Partito Democratico ha chiesto delucidazioni anche sulle risorse necessarie per l’organizzazione e e la comunicazione della consultazione: “Noi abbiamo delle valutazioni secondo cui i costi non sono quelli previsti da questa norma: ci venga dimostrato che servono davvero 14 milioni. Sulla comunicazione c’è un altro aspetto delicatissimo: chi promuove il referendum non può essere anche l’arbitro, non può dunque essere la Giunta, che rappresenta solo una parte dei veneti. Per garantire trasparenza e imparzialità della comunicazione chiediamo che sul piano si esprima la Prima commissione consiliare dopo aver ascoltato in audizione il Corecom”.