Si fa presto a dire “giù le mani dal Pedrocchi”: l’eterno dilemma tra bar e monumento

 

Da che parte sta la verità? Il Pedrocchi è un monumento in cui può entrare solo chi ha quattro quarti di nobiltà o può essere un luogo frequentato dal popolo? Chi ha rubato le zampe, per altro posticce, che ornavano il bancone storico dello storicissimo bar?
E’ fantastico il dibattito che si sta sviluppando sul caffè senza porte, a cui tengono tutti tantissimo tranne quando è ora di tirare fuori gli euro per la gestione. Ed allora è facile, anzi è proprio gratis, prendersela con i coraggiosi gestori, per altro forèsti, e con il bravo e attento direttore di sala.
Io sto dalla parte di chi ha avuto il coraggio di investire in un bene storico che, come mi pare dicesse anche Philippe Daverio giorni addietro, è stato costruito perchè fosse vivo e vissuto.
Spulciando su facebook ho trovato due filmati, uno recente, dà il resoconto per immagini di gente che si diverte a capodanno nelle sale del Pedrocchi. Un ritratto un po’ cafonal magari, ma il popolo rimane popolo anche quando ha qualche euro in più in tasca, e sarebbe snob dire “il Pedrocchi non va vissuto così” senza indicare una alternativa che faccia stare in piedi la costosissima macchina del caffè storico che è anche una realtà economica, è bene ricordarlo.
Clicca qui per vedere il video

In questi giorni per altro si è letto e sentito più volte: “Il Pedrocchi trasformato in una discoteca. Inaudito”. Ebbene, costoro farebbero bene a dare un’occhiata al minuto 5 di questo reperto storico: un video girato nel 1986, 32 anni fa, sulla Padova del presente e del futuro, curato da Sabino Acquaviva. Sarà istruttivo notare che probabilmente se si vuole bene a quella grandiosa macchina, monumento al bar nella città degli spritz, bisognerà anche lasciare che qualcuno ci entri e lo viva.

Qui sotto la dotta discquisizione sull’argomento dell’amico Piero Casetta di Padova Originale:
“Lo Stabilimento Pedrocchi è certamente un complesso difficile da gestire in virtù della sua doppia valenza di monumento e luogo di ristorazione. Ma tre cose devono essere ben chiare: il prezzo che qualunque gestione, Fede Group compresa, deve essere disposta a pagare per poter dire al resto del mondo “io gestisco uno dei più bei caffè storici d’Italia” è alto: accettare di lavorare anche in perdita rinunciando a facili incassi da discoteca, e ritenere la gestione del Caffè un investimento in comunicazione e non assolutamente una fonte di reddito; il Pedrocchi non è l’unico caffè storico d’Italia, pertanto se si hanno difficoltà di gestione ci si deve confrontare con le gestioni degli altri Caffè storici; la ristorazione è parte integrante del monumento, che è stato realizzato in funzione di essa ma di nessun’altra attività.

È con grande amarezza, dovuta al bel rapporto instaurato con l’attuale gestione, che affermo che se essa non è più in grado di rispondere a questi requisiti lo deve ammettere e andarsene. Con le iniziative denominate “Esperienza Pedrocchi” Fede Group ha saputo mostrare un perfetto esempio di quell’alto profilo che da decenni ci si attendeva e al quale si deve con determinazione ritornare.

In questa gestione ho sempre trovato professionalità, cooperazione, e grande disponibilità. Ma questa mia soddisfazione non può prevalere sulla mia richiesta di tutela di un monumento fra i più qualificanti non solo per la nostra città ma per il nostro Paese.
So che Fede Group aveva già manifestato la possibilità di rinunciare alla gestione, e che ciò è stato evitato dai neoassessori Andrea Colasio e Andrea Micalizzi rivedendo il contratto di concessione. Si tratta di due persone che stimo e apprezzo sul piano sia personale sia istituzionale al di là di motivi politici. Ma ciò non mi può impedire di prendere atto che trattenere Fede Group è stato un errore, dettato dalla volontà di non affrontare un lungo periodo di chiusura dello storico Caffè, che purtroppo avrebbe danneggiato il nostro turismo ma almeno avrebbe salvato l’immagine della nostra città”.