Venuleo e Littamè attaccano il Comune: perchè al San Gaetano non c’era la sovraintendenza?

 

Dai consiglieri comunali Mario Venuleo e Luca Littamè riceviamo e pubblichiamo:
All’incontro di Giovedì sera al San Gaetano sulla sicurezza idraulica mancava un importante interlocutore come la Sovraintendenza, anche perché prima o poi la soprintendente Sabina Ferrari dovrà entrare nel merito del progetto, questo è quanto stabilito dal D.Lgs. 163/06, meglio conosciuto come Codice degli Appalti, l’art.95 rubricato “Verifica preventiva dell’interesse archeologico in sede di progetto preliminare”,
al comma 1 del prescrive
omissis
per le opere sottoposte all’applicazione delle disposizioni del presente codice in materia di appalti di lavori pubblici, le stazioni appaltanti trasmettono al soprintendente territorialmente competente, prima dell’approvazione, copia del progetto preliminare dell’intervento o di uno stralcio di esso sufficiente ai fini archeologici, ivi compresi gli esiti delle indagini geologiche e archeologiche preliminari secondo quanto disposto dal regolamento, con particolare attenzione ai dati di archivio e bibliografici reperibili, all’esito delle ricognizioni volte all’osservazione dei terreni, alla lettura della geomorfologia del territorio, nonché, per le opere a rete, alle fotointerpretazioni.
omissis

In poche parole riteniamo singolare che a quel tavolo tra i “tre saggi” non ci fosse anche la soprintendente Sabina Ferrari che istituzionalmente ha il compito di tutelare il patrimonio cittadino, in primis proprio la Cappella degli Scrovegni, speriamo a questo punto che il comune abbia almeno provveduto a trasmettere tempestivamente alla Soprintendenza la relazione dei “tre saggi”.
Visto gli esiti della relazione, a nostro parere la soprintendente Ferrari dovrà prendere una posizione sulla questione dato che la legge le impone questo, essa dovrà acquisire agli atti la relazione, se non le è stata inviata procederà a richiederne una copia dato che gli interventi previsti sull’area PP1-Boschettui risultano fortemente impattati sulla futura sopravvivenza della Cappella degli Scrovegni, affermare il contrario alla luce di ciò che i “tre saggi” hanno rilevato è un insulto all’intelligenza.
Le conclusioni della relazione finale dello studio affidato dalla amministrazione di Padova ai professori (Luigi D’Alpaos, Paolo Simonini e Paolo Salandin) sono chiarissime e non lasciano adito ad interpretazioni o fraintendimenti, oltre centodieci pagine,  di non facile lettura per i non addetti ai lavori, per arrivare alle Considerazioni conclusive  che , fra l’altro, sostanzialmente dicono che con le normali tecniche costruttive è assolutamente da escludere la possibilità di procedere all’allontanamento delle acque provenienti dallo scavo, si  intende con questo l’utilizzo dei sistemi well-point per l’abbassamento della quota di falda o l’emungimento diretto dallo scavo con pompe di sollevamento, vale a dire che con le normali tecniche costruttive lo scavo non è realizzabile.

Le prove effettuate hanno infatti stabilito in maniera inequivocabile che anche modesti emungimenti nell’area Boschetti  protratti nel tempo, anche solo per più giorni, hanno la conseguenza di alterare l’equilibrio idrologico in area Scrovegni  con conseguenti spostamenti verticali del terreno, ne potrebbe derivare un serio pregiudizio per le fondazioni della Cappella.
La cosa che ci lascia perplessi è l’aggiunta a penna nelle Considerazioni conclusive (vedi allegato) , è stata infatti inserita la frase “Nell’ambito della previsione di realizzazione del complesso del nuovo Auditorium …..”, si è forse voluto in extremis limitare alla sola area Boschetti la portata di questo studio, questo non avrebbe senso perché la Cappella degli Scrovegni risentirà della sommatoria dei due interventi , quello legato all’Auditorium in area Boschetti e quello sull’area PP1 dove verrà realizzato un impattante grattacielo alto 109 metri, è già stato realizzato un diaframma profondo 27 metri che perimetra l’area consentendo di realizzare opere interrate fino a 10 metri di profondità, con l’inevitabile deviazione delle due falde sotterranee.

I dati relativi ai sondaggi effettuati nell’area e le prove di laboratorio sui terreni sono stati acquisiti per la definizione del modello idrogeologico, esso evidenzia una certa uniformità delle tre aree (PP1, Boschetti e Scrovegni) per quanto riguarda le stratigrafie e la situazione idrogeologica ovvero la presenza di falde acquifere, non sfugge ad un attento lettore che l’area Scrovegni è sostanzialmente equidistante dalle aree Boschetti e PP1.

Proprio per questo motivo in prossimità dell’area PP1 (al di là di via Trieste, all’incrocio con via Valeri, pag. 31) è stato realizzato un piezometro denominato Pz10-P che purtroppo come si evince dalla relazione (pag. 78) non ha praticamente mai funzionato, risultando inattivo dal 25-6 al 25-8, vanificando le prove di pompaggio che sono state eseguite nel periodo dal 21-06 fino al 31-08, infatti i professori si rammaricano della impossibilità di ricavare dati dai piezometri non operanti “E’ ancora da lamentarsi la mancanza degli strumenti non funzionanti, in particolare in Pz10-P e Pz3-P dai quali si sarebbero potute dedurre maggiori informazioni”

Tornando alle considerazioni conclusive della relazione dove si legge, scritto a penna, “Nell’ambito della previsione di realizzazione del complesso del nuovo Auditorium …..”  viene da chiedersi: vista la vicinanza dell’area PP1, la presenza della stessa falda e la uniformità delle stratigrafie, le conclusioni dello studio possono valere anche per l’area PP1 ???
Varrebbe la pena saperlo magari dagli stessi Professori: tutta la zona (PP1, Boschetti e Scrovegni) deve essere considerata nel suo insieme, in una visone complessiva di tutela della cosa più importante che possiede Padova, la Cappella degli Scrovegni ???