Il vescovo Claudio a San Carlo incontra i bambini della scuola materna: che emozione per Rossella (4 anni ma le idee molto chiare)

 

“Sabato c’è il vescovo Claudio a San Carlo, incontrerà le famiglie” dice Grazia al papà che va a prendere Rossella, 4 anni. E non sa, Grazia che della scuola materna è l’anima organizzativa, che del vescovo si è parlato tantissimo a casa di Rossella negli ultimi giorni. Rossella ha spiegato con grande entusiasmo alla mamma che arriva il Vescovo, che no, il vescovo non è una principessa, che però “noi abbiamo un vescovo bellissimo, di brillantini ed anche un arcobaleno“. Insomma nella mente di Rossella il vescovo Claudio è davvero bellissimo e i bambini metteranno dei vestiti nuovi per incontrarlo. Una maniera piuttosto aderente al concetto di avvento, a ben guardare.
Il vescovo Claudio dopo tanta attesa da parte dei piccoli, arriva alla scuola di via Pierobon e trova una sala piena di bambini e genitori provenienti da un sacco di posti diversi, che però chiamano casa questo grande asilo costruito nel dopoguerra e che come negli anni del boom economico ha le classi piene e una discreta lista d’attesa. Merito certo, secondo il padre vescovo della Divina Provvidenza, ma secondo me che sono un po’ più materialista, anche dell’ottimo lavoro che fanno le maestre e l’instancabile Grazia, economa, cuoca e anche un po’ mamma di riserva nella scuola di San Carlo.
Dentro quella scuola succedono delle cose fantastiche: non ci sono frontiere, siamo tutti semplicemente mamma e papà, senza aggettivi di nazionalità. Non ci sono le religioni, pur essendo una scuola cattolica infatti ci sono molti bambini che provengono da famiglie musulmane, buddiste o atee. Eppure tutti festeggiamo volentieri il Natale e la pasqua senza nevrosi, e forse con ancora più gioia.
In quella scuola diventano compagni anche i papà e le mamme, che infatti si ritrovano ogni tanto in parrocchia per una festa, una grigliata, o semplicemente per un caffè. Quello che per la mappa cognitiva del papà il primo giorno di scuole era un tizio romeno, diventa il tizio papà di Luca e Lavinia, marito di Rossella, che lavora in zona industriale e si fa un culo così. No, il nome devo ancora impararlo, per me rimane il papà di Luca e Lavinia, ma ieri pomeriggio ci siamo presi una cioccolata calda insieme a casa nostra; Lavinia  e Giulia giocavano alle principesse, Luca e Rossella guardavano i cartoni sul divano. Forse sono morosetti.
E così capita per il papà di un’altra bimba, che è diventato il mio barbiere. Cinese, da una vita qua a Padova, un giorno mi saluta “Ciao papà di Giulia”. E così per tanti altri: ci si saluta al parco, ci siamo conosciuti grazie ai nostri figli. Siamo diventati amici. Abbiamo gli stessi progetti e le stesse speranze.
“Io credo che a nessuno sia richiesta una adesione alla parrocchia e ringrazio voi tutti per essere qui questa mattina, che non c’è scuola, di essere venuti ugualmente a questo incontro, e vedo molte persone che non sono di religione cattolica, vi ringrazio – ha spiegato il vescovo Claudio – Sappiamo che le famiglie vivono momento di difficoltà e se noi come comunità di cristiana possiamo metterci a disposizione, lo facciamo volentieri. Ci sentiamo realizzati nel servire. Educare non è più insegnare due o tre cose, c’è uno stile, ci sono nuove esigenze pedagogiche” ha detto il vescovo Claudio. E il servizio è innanzitutto quello di favorire relazioni, condivisione tra genitori che altrimenti difficilmente si sarebbero parlati, ottusi dalle diffidenze figlie del ‘900. Quanto alle esigenze pedagogiche, alla scuola materna Rossella impara anche qualche rudimento di italiano, matematica ed addirittura inglese. Fa ginnastica, musica e teatro, oltre al laboratorio di ballo e recitazione e chissà che altro. Il venerdì mangia il pesce fresco che viene preso da Grazia direttamente al banchetto dei chioggiotti vicino a piazza Azzurri d’Italia. E torna a casa sempre felice, salutando con tanto affetto in particolare la maestra Sara ed Elisa.
E’ un luogo del cuore prima ancora che un luogo di apprendimento, questo asilo che qualche anno fa ha rischiato di chiudere ed adesso trabocca di bambini e di gioia. All’entrata è stato disegnato un murales bellissimo. Perfetta sintesi di cosa sia l’Arcella: un posto dove le famiglie diventano comunità, le mamme di continenti diversi si scambiano su whatsapp le dritte per la spesa. E’ un posto fantastico, e Rossella era tanto felice che ci fosse addirittura il vescovo nella sua bella scuola. I brillantini e l’arcobaleno erano negli occhi dei suoi compagni di classe: c’è tutta la gradazione di colori in quella classe e tutto il futuro di una Padova meravigliosa.

Alberto Gottardo

Qui sotto Rossella, 4 anni, spiega a suo modo l’attesa per l’arrivo del vescovo