Villa Maria: 20 a rischio licenziamento. La posizione della Cisl

 

Si aggrava la vertenza sulla riduzione di personale alla Casa di Cura Villa Maria. Dopo aver annunciato la richiesta di cassa integrazione in deroga, nonostante non fosse stato raggiunto alcun accordo con le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica, rappresentate rispettivamente da Palma Sergio, Alessandro Piovan e Stefano Tognazzo, la direzione della clinica ha comunicato ai rappresentanti dei lavoratori un repentino cambio di strategia: verrà avviato l’iter per il collocamento in mobilità del personale in esubero. A rischiare il posto di lavoro sarebbero una ventina di professionisti.

Villa Maria ha comunicato inoltre di non poter erogare alcuna retribuzione ai dipendenti (una quindicina circa, mentre altri dieci stanno osservando un periodo di ferie forzate) che avrebbero dovuto essere collocati in cassa integrazione dallo scorso primo Maggio, non disponendo delle risorse economiche necessarie. Le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica hanno subito avviato la mobilitazione del personale organizzando un sit-in di protesta davanti ai cancelli della casa di cura di via delle Melette.

“La direzione di Villa Maria – dichiarano Palma Sergio (Fp-Cgil), Alessandro Piovan (Cisl-Fp) e Stefano Tognazzo (Uil-Fpl) – ha alzato il livello dello scontro dopo aver verificato che ben difficilmente la Regione Veneto accorderebbe la cassa integrazione in deroga (per 25 dipendenti a rotazione e a zero ore, con una durata complessiva di 180 giorni) in assenza di un accordo sindacale. Avevamo sollecitato prima dell’avvio della cassa integrazione un confronto a tutto campo con la direzione di Villa Maria, partendo dall’analisi dei bilanci degli anni passati. Non abbiamo però ottenuto alcuna risposta. Ora siamo disponibili ad aprire un tavolo per giungere ad un’intesa, soltanto se rispettosa delle norme e degli accordi regionali vigenti. In caso contrario avvieremo tutte le iniziative a nostra disposizione a salvaguardia e tutela dei posti di lavoro alla casa di cura”.

“E’ grave infatti che si voglia rinunciare all’apporto di tanti validi professionisti – osservano Sergio, Piovan e Tognazzo – quando vengono a mancare i finanziamenti pubblici dopo anni di bilanci in forte attivo. Siamo contrari a queste logiche gestionali che penalizzano l’intero sistema sanitario e aggravano le condizioni di vita di tante famiglie”.