Viticoltura sostenibile in Veneto: l’analisi di Coldiretti per la produzione del vino che fa bene al territorio

 

Quasi 90 mila ettari di vigneto, terza regione italiana per superficie e, con 9milioni di ettolitri, la prima per produzione: è questo il biglietto da visita della viticoltura veneta che aggiunge ai numeri anche il blasone delle denominazioni di origine controllate pari al 70% se si considera anche l’ultima arrivata del Pinot Grigio.
Il Veneto si distingue non solo per l’export di vino di qualità del valore di 2miliardi di euro, ma anche per il bio a cui dedica 4mila ettari ovvero il 29% della superficie regionale ormai destinata alle produzioni seguite con metodi alternativi alla chimica. Coldiretti, durante il convegno in Villa Vescovi a Torreglia ha tracciato il profilo di un settore che registra un indubbio salto di qualità compiuto negli ultimi dieci anni dagli imprenditori andato di pari passo alla crescita culturale tra i consumatori che manifestano forti preoccupazioni sull’impatto ambientale e della salute che un’espansione così organizzata può comportare. Durante i lavori seguiti da un pubblico numeroso di produttori, sindaci, referenti di cantine e consorzi il presidente Martino Cerantola ha sottolineato in apertura quel patto fiduciario che Coldiretti ha stretto con la società per la fornitura di beni alimentari sani, la conservazione del paesaggio e il rispetto della natura:”Coldiretti non si tira indietro ma guarda avanti proprio ad una viticoltura sostenibile”. Secondo Vasco Boatto, professore di economia dell’Università di Padova, c’è già una classe di operatori laureati e diplomati pronti ad occupare la scena in quanto il sistema scolastico ha operato per una coscienza ambientalista. Agostino Brunelli docente al Dipartimento di Scienze Agrarie di Bologna, ha riconosciuto i passi in avanti fatti dalla fitoiatria che hanno migliorato l’equilibrio tra parassiti e lotta grazie alle molecole “gentili”. Sulla genetica si è soffermato il dottor Raffaele Testolin dell’Ateneo di Udine: le piante di oggi sono il frutto di incroci millenari. L’Italia si può definire il più grande vivaio della biodiversità con varietà autoctone resistenti che rappresentano soluzioni percorribili e ancora futuribili. La seconda parte, introdotta da un vivace intervento del direttore regionale di Coldiretti Pietro Piccioni che ha posto l’accento sull’impegno continuo degli agricoltori per la salvaguardia della campagna e della facilità con cui la gente dei campi viene additata ingiustamente come responsabile di disastri quando invece e’ proprio la cura dell’habitat il principale obiettivo del mestiere del contadino, ha visto un dibattito dinamico coordinato da Stefano Masini dell’area territorio e ambiente confederale che ha visto coinvolti Armando Branchini esperto di Economia Simbolica della Bocconi, Rossella Muroni Presidente di Legambiente, Albino Armani Presidente del Consorzio vini Delle Venezie, Samuele Trestini docente di Estimo Rurale ed Ettore Nicoletto AD della Cantina Santa Margherita vini. Se il biologico poteva essere una moda per snob qualche tempo fa ora e’ una scelta di vita per molti che non puo’ essere ignorata, anzi senza una parita’ tra ecosistema e creato non si puo’ neppure immaginare il pregio di un riconoscimento come l’Unesco. Una viticoltura sostenibile e’ doverosa e in Veneto è praticabile, Coldiretti non solo ne prende atto e getta per prima le basi per una conversione possibile come obbligo morale. La Regione sta pensando ad un tavolo apposito per una filiera ecocompatibile del primario – ha concluso l’Assessore all’agricoltura Giuseppe Pan – gia’ il Programma di Sviluppo Rurale ha tracciato la via perché il riferimento alla terra come patrimonio fruibile e bene disponibile sia chiaro alle nuove generazioni cosi come gli avi ce l’hanno consegnato nel rispetto reciproco di chi lo gode come di coloro che ne traggono reddito”.