Viva l’Italia di Aldo Cazzullo presentato domani al Pedrocchi di Padova

 

«Viva l’Italia!» – scrive Aldo Cazzullo nelle prime pagine del suo libro – lo grida il mio ortopedico ogni volta che mi fa scrocchiare le giunture. È il suo modo di sdrammatizzare. «Viva l’Italia!» ha un sapore scherzoso. Ci ridiamo su. Ma non vuol dire che noi italiani non amiamo il nostro paese. Anzi, nel profondo vi siamo intimamente legati. Alla nostra maniera, però. E ci pare impossibile che siano esistiti uomini e donne per cui l’Italia era un ideale che valeva la vita e per cui «Viva l’Italia!» furono le ultime parole.

Da quegli italiani che morirono inneggiando all’Italia, oggi sconosciuti ai più, prende il via lo spettacolo-presentazione che Aldo Cazzullo porterà a Padova, allo storico e «patriottico» Caffè Pedrocchi, venerdì 17 dicembre alle ore 18. La serata, organizzata dal «Messaggero di sant’Antonio», non è una semplice presentazione di un libro, ma una lettura animata che vede il giornalista inviato del «Corriere della Sera» duettare simbolicamente con l’attrice SILVIA MANNI e il musicista GIAN PAOLO TODARO. Parole e musica per raccontare agli italiani di oggi chi furono e che cosa fecero quegli «strani» connazionali che accettarono di sacrificarsi per la madre patria. Dal generale Perrotti, entrato nella Resistenza, che al processo cercò di discolpare i suoi e accettò la sentenza di morte con un «Viva l’Italia» sulle labbra a Garibaldi che conquistò un regno ma non portò a Caprera l’oro dei Borboni, da don Ferrante Bagiardi che disse ai suoi 83 parrocchiani, condannati a morte dai nazisti, «Vi accompagno io davanti al Signore» ai volontari della Grande Guerra che scrivevano alle madri: «Forse tu non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia, ma credilo mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, per la mia Patria».

Una serata per ribadire che il Risorgimento e la Resistenza non sono parole fuori moda ma parte integrante della nostra storia, la storia di un Paese che ha 150 anni, che affonda le sue radici nei versi di Dante e Petrarca e in un patrimonio storico artistico di grande valore. L’intima convinzione di Cazzullo è che «ormai non solo l’Italia è fatta; sono fatti anche gli italiani. Forse non sono venuti granché ma non ne abbiamo altri. E, siccome noi italiani diamo il meglio nelle difficoltà, i prossimi anni potranno essere migliori di come si annunciano».