Confapi Padova attacca la Camera di commercio: “Dalle controllate solo debiti e macerie”

 

Da Attiva Spa, in fallimento, all’Aeroporto, passando per il Distretto del mobile Scarl, in liquidazione: il 12 settembre scadono i termini per partecipare all’asta pubblica, nella quale saranno messe in vendita molte società fuori dal mercato. Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova: «Com’è possibile che di queste imprese siano rimaste solo le macerie? Come sono state gestite in questi anni?».
«La cessione delle proprie partecipazioni da parte della Camera di Commercio? Un atto dovuto. Non è nostro compito valutare come sono state gestite nello specifico le singole società, ma andando a spulciare i loro bilanci e vedendo quante di queste sono indebitate sorgono spontanee alcune semplici domande: com’è possibile che di queste imprese siano rimaste solo le macerie? Secondo quali logiche sono state dirette in questi anni? A cosa servono le partecipate?». Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova, commenta così la notizia che riguarda l’asta pubblica delle società di cui la Camera di Commercio detiene quote. La data di svolgimento, fissata in esecuzione della delibera di Giunta 122 dello scorso 15 luglio, è quella del 25 settembre, ma già entro il 12 settembre scadranno i termini per presentare la domanda di partecipazione. Molte delle società hanno però decisamente poco “appeal”.

In tutto sono dieci. Quattro di queste sono in liquidazione, una è in fallimento, di una l’ultimo bilancio presentato risale al 2012. Sono A4 Holding SpA, Aeroporto civile di Padova spa (in liquidazione), Attiva spa (in fallimento dopo essere stata travolta da debiti e scandali), Centro Servizi Distretto del mobile Scarl (in liquidazione), Certottica Scarl, Distretto Veneto Refricold Scarl, Gra di Padova SpA, MIP Engineering Srl (in liquidazione), Obiettivo Sviluppo SpA (in liquidazione) e Parco Produttivo del Fiumicello SpA (ultimo bilancio disponibile datato 31 dicembre 2012).

«Da tempo, molto prima che il Governo Renzi spingesse verso un’accelerazione in questo campo, sostenevamo come fosse necessario che la Camera di Commercio dismettesse le quote delle realtà pubblico-private in cui è presente, reperendo così le risorse necessarie a ridefinire il suo ruolo, che deve essere essenzialmente di coordinamento, puntando su pochi obiettivi concreti e strategici: export e credito in primis» sottolinea Valerio. «Quello che balza agli occhi, in questo momento, è però lo stato dei conti delle società in cui l’Ente di piazza Insurrezione è stato sin qui presente: visto in che condizioni sono, non sarebbe stato meglio lasciarle gestire ai privati? Viene il sospetto che certe società siano state create solo per spartire posti a sedere in consiglio di amministrazione».

Valerio allarga poi la sua analisi su scala nazionale. «Dallo studio per reperire le coperture dello Sblocca-Italia abbiamo appreso che sono 1.500 le aziende controllate dagli enti locali che hanno i conti in rosso. Ma non c’è alcun mezzo gaudio nel mal comune: i loro soldi sono risorse sottratte alla Nazione, in altre parole soldi nostri. Se proprio gli enti pubblici devono sconfinare nel settore privato, possiamo almeno pretendere che i posti nei vari consigli di amministrazione vengano finalmente assegnati solo secondo comprovate competenze e non siano legati a vincolo di mandato ma ai risultati ottenuti?».