Calici di stelle, per come la vedo io, ad Arquà Petrarca c’è un’iniziativa che può insegnare parecchio al resto del Veneto

 


Calici di stelle è una di quelle classiche manifestazioni che, nate forse come una sagra, diventano qualcosa di dannatamente serio. E probabilmente quelli che hanno sempre la parola “eccellenza” “capitale” e via luogocomunizzando, dovrebbero fare un giro ad Arquà Petrarca stasera o domenica per vedere cos’è davvero una eccellenza e come un borgo, straodinario di suo, possa diventare la quinta scenica per una rappresentazione raffinatissima: quella della dolce vita euganea. Di chi è il merito di una crescita tanto felice della manifestazione? Certamente di chi vi ha lavorato, e qui tra espositori e volontari della proloco credo che stiamo parlando di circa 200 persone, così a occhio, forse qualcuna in più.
E poi merito anche di chi ha saputo fermare l’attimo. Non so chi sia stato a proporre di “parcheggiare” Calici di Stelle ad Arquà:  me ne ricordo una edizione a villa Beatrice d’Este e forse un’altra in qualche altro posto del Parco dei Colli Euganei (spero di non sbagliarmi). Beh, chi ha deciso di farla sempre lì avrà dovuto sopire qualche mugugno, ma certo ha avuto ragione. Perché quel gioiello di paesino di roccia e sassi sembra fatto apposta per questo tipo di evento. Hai la parte alta e quella bassa, hai un parcheggione enorme dove lasciare l’auto e una bella passeggiata per arrivare sul corso del piacere, con gli stand del vino da una parte e quelli del dolce e salato dall’altra.
Io che sono un abitudinario ed anche un sentimentale sono stato a salutare gli amici Serafino Baù e la moglie Michela dell’enoteca San Daniele di Torreglia. Serafino proponeva il pollo fritto, Michela coccolava gli ospiti con la tenerina di cioccolato guarnita coi frutti di bosco. Un dolcetto piacevolissimo.
Di fianco a loro vicino alla piazza dello spettacolo live c’era anche Michele Littamè, il re delle oche, che ha preparato qualche migliaio di hamburgher fatto con la carne del candido anatide. Sarà stata la dodicesima volta che mangiavo l’hamburger di oca, eppure anche ieri sera non mi sono potuto trattenere dal quasi muggire dopo il primo morso.
Avrei potuto stare lì ancora più a lungo e provare risotti ed altre prelibatezze. Avevo la possibilità di bere chissà quanti calici di vino. Ma ho deciso di prediligere la qualità: mi sono bevuto un ottimo Serprino di Villa Sceriman, azienda agricola di Vo’. Fantastico, fruttato, fresco, scendendo in gola un vino che ti sussurrava all’anima un arrogante “diglielo ai francesi ed anche ai trevigiani che un vino così loro se lo sognano”. E con questo pensiero me ne sono tornato a casa: se lo sognano in giro per molta parte di questo mondo un borgo così, con quei sapori lì. Mi spiace per gli altri espositori e produttori di vino che non ho potuto conoscere, ma io dopo l’abbraccio di serafino e Michela, l’hamburger di Michele e il Serprino parlante, ho deciso di andare a casa.
Ho parcheggiato in zona cimitero, ho camminato per seicento metri in salita. E sebbene io sia uno pigro, ve lo dico: ne vale la pena.

Alberto Gottardo

Per sapere dove come e quanto questa è la pagina dell’evento http://www.stradadelvinocollieuganei.it/calici-di-stelle-euganei-2018/