Continuano le spaccate in centro e anche la maggioranza si spacca sulla sicurezza, lasciando il sindaco Giordani in un imbarazzato silenzio

 
la spaccata al bar Sommariva di stanotte

Ci sono spaccate e spaccature. Le spaccate sono le vetrine che vanno in frantumi e le porte sfondate: dopo il Pedrocchi e il caffè Cavour, un altro caffè storico padovano ha ricevuto la visita dei ladri stamapttina. Si tratta del Sommariva, in Galleria Borromeo. E’ solo l’ultimo di una lunga sequela di furti. Nelle scorse settimane in questura due diverse conferenze stampa avevano dato notizia dell’arresto dell’autore dei furti. Prima un cittadino lombardo, poi un ladro di origini africane erano stati individuati dagli investigatori quali indiziati dei colpi. Ma evidentemente è come strappare i capelli bianchi per gli investigatori: ne arrestano uno e ne spunta un altro. E così i furti continuano in pieno centro città. La competenza della sicurezza pubblica è in capo a Prefetto e Questore, con le forze dell’ordine ad occuparsi del pattugliamento delle strade. Il Comune può fare la sua parte, o potrebbe, a giudicare dagli ultimi avvenimenti in Consiglio comunale. Infatti lunedì, a fronte di continui furti e spaccate in città, i consiglieri comunali hanno deciso di dividersi. La maggioranza ha perso un sostanzioso pezzo su un tema, quello della sicurezza urbana, in capo al sindaco Sergio Giordani. Mezza maggioranza si è astenuta sul daspo urbano, una iniziativa che dà la possibilità di allontanamento dalla città delle persone che si macchiano di continui comportamenti molesti, voluta dall’allora ministro dell’interno Minniti. Coalizione Civica ha voltato le spalle a Giordani, dicendo che no, che così non si fa. Che ci vuole inclusione. Eppure la mediazione aveva già portato ad escludere dal daspo urbano il quartiere dell’Arcella, il che è come escludere dalla tachipirina quelli che hanno il morbillo, ma transeat.
Giordani ha abbozzato e sui giornali ne è uscito con una sorta di teoria delle divergenze convergenti, un triplo salto mortale semantico qui riportato prendendo spunto dal Mattino di Padova. In aula Giordani è apparso in difficoltà, come anche Arturo Lorenzoni, immortalato anche dai fotografi mentre cercava di ammansire quelli che in teoria dovrebbero essere “i suoi”. Non siamo all’ammutinamento, ma a prove tecniche di maggioranza a geometria variabile probabilmente sì. Probabilmente questi che viviamo sono tempi nuovi, in cui vanno per la maggiore il dissenso concordato. In cui le coalizioni sono come il diavolo e l’acqua santa, con presidenti del consiglio e sindaci a fare i portavoce dei portavoce. E da qui probabilmente discende il mutismo a tratti del sindaco al fuoco di fila delle opposizioni dove persino un nano politico come Alain Luciani riesce a tratti a giganteggiare.
E’ quello che succede, a parti invertite, anche a Roma dove Salvini e Di Maio parlano ognuno ai propri fan e poco fanno, con Conte che fa il portavoce smarrito del suo del suo portavoce Rocco Casalino.
Succede a Padova, dove i volti si diluiscono e assumono la fisionomia degli arancioni da una parte e dell’inesistente pd dall’altra, con in mezzo Giordani a fare da portavoce del portavoce Massimo Bettin. La vedo dura durare, se mi si consente il gioco di parole, in una situazione del genere. E siamo solo al primo anno e spiccioli di amministrazione. Intanto su temi cruciali quali decoro urbano, gestione del verde e sicurezza urbana l’amministrazione fa acqua da tutte le parti, con in più il peso di una spaccatura sempre più profonda in Consiglio comunale di cui il capitolo di lunedì probabilmente è solo l’antipasto.

Alberto Gottardo