Economia Padova: tiene il commercio e il turismo.L’analisi dell’Ascom

 

La crisi non demorde, ma il commercio, il turismo ed il terziario, a differenza di agricoltura e manifatturiero, come si suol dire, tengono botta ed anzi incrementano i propri numeri.

La conferma arriva dai dati della Camera di Commercio che dal raffronto tra il consuntivo al 31 dicembre 2010 e quello al 31 dicembre 2009, mette in evidenza come commercio e terziario continuino a rappresentare, per Padova e provincia, un fattore di tenuta non indifferente.

Dalle 23.044 imprese commerciali del 2009 si passa infatti alle 23.170 del 2010 con un saldo positivo pari a 126 unità.

“Si tratta di un guadagno contenuto – commenta Fernando Zilio, presidente dell’Ascom – ma non banale. Se infatti per taluni comparti dell’economia crescere significa inglobare anche lavoratori licenziati (le note partite iva) che in qualche modo cercano di rimettersi in gioco, per quanto riguarda il commercio questo è un po’ più difficile perché un negozio o comunque un’attività commerciale richiedono investimenti”.

Insomma le temute chiusure nell’ordine delle centinaia, se non delle migliaia di unità, non ci sono state o, se ci sono state, sono state rimpiazzate da iniziative nuove.

In particolare: è soprattutto il commercio al dettaglio quello che migliora le proprie performance (+ 1,4%), ma anche le attività di alloggio (alberghi e bed & breakfast) crescono del 3,6% e quasi altrettanto fanno le attività di ristorazione (+ 2,7%).

Bene i servizi di informazione e comunicazione (nel complesso + 1,4% con le produzioni cinema, video e tv che salgono del 5,2%) e bene anche le attività finanziarie e assicurative (+ 1,9%) e quelle, molto più significative in termini di numeri assoluti, delle attività immobiliari che registrano un + 1,9% di aumento.

“In questo caso – ammette Sandro Borselli, leader degli agenti immobiliari della Fimaa-Ascom – forse il dato che registra una somma algebrica pari a + 120 attività risente di ingressi più dettati dalla crisi che non dalla reale espansione del mercato che non c’è stata ed, anzi, ha dovuto affrontare una pesante recessione”.

Un discorso che sembra calzare perfettamente per quelli che la Camera di Commercio enuclea come le attività professionali, scientifiche e tecniche che aumentano di ben 5,3 punti percentuali a conferma che in molti, di fronte alla crisi, hanno dovuto “reinventarsi” nella veste di imprenditori o di professionisti titolari di partita iva.

“A suffragare questa nostra valutazione – aggiunge Federico Barbierato, direttore generale dell’Ascom-Confcommercio di Padova – c’è il dato relativo alle attività legali e di contabilità che flettono del 4,3% a dimostrazione di una certa contrazione del mercato consulenziale causato dalla contemporanea flessione delle attività agricole e del manifatturiero”.

Ed è infatti in agricoltura che si registrano le flessioni più marcate (da 16.467 del 2009 a 15.952 imprese del 2010) e nella manifattura (da (11.885 nel 2009 a 11.691 nel 2010), mentre nelle costruzioni (che passano da 14.587 del 2009 a 14.566 del 2010 con una flessione tra lo 0,1 e lo 0,2%) è evidente che a ridurre l’emorragia di imprese, magari più strutturate, ci pensano gli operai espiulsi dal processo produttivo e che si riconvertono in imprenditori “obtorto collo”.

“I dati della Camera di Commercio – conclude il presidente Zilio – confermano alcune “verità”, un paio decisamente negative, una sicuramente positiva. La prima negativa è che la crisi non è un’invenzione e che la contrazione dei consumi è una realtà; la seconda è che molte delle nuove imprese, soprattutto dei settori dell’edilizia e delle attività professionali e dei servizi alle imprese sono attività “posticce”, create più per necessità che per virtù e dunque destinate a durare lo spazio di un mattino. Quella positiva è invece quella a cui accennavamo all’inizio: se c’è un settore che mantiene i propri numeri, e soprattutto per mantenerli è costretto ad investire, questo è il settore del commercio, del turismo e dei servizi. Creare dunque le condizioni perché il comparto non perda colpi è compito sicuramente delle organizzazioni di categoria, ma è soprattutto compito delle istituzioni con le quali siamo pronti a confrontarci per consolidare i buoni risultati conseguiti anche in un periodo di forte recessione”.