Genocidio in Ruanda: il giusto Paul Rusesabagina a Padova venerdì e sabato

 

A 50 anni dalla proclamazione dell’indipendenza del Ruanda, la città di Padova ospita un testimone d’eccezione del tremendo genocidio avvenuto in quel Paese nel 1994: PAUL RUSESABAGINA, vero eroe di quel popolo e di quella terra, che allora rischiò la propria vita riuscendo a salvare quasi 1300 persone, arriva nella nostra città il prossimo fine settimana in occasione dell’anniversario.

Invitato dalle associazioni padovane Cui (Cittadini uniti per l’integrazione) e APAPGL (Associazione per la pace nei paesi dei grandi laghi), Rusesabagina interverrà in una serie di incontri che godono del sostegno e la collaborazione dei Comuni di Padova, di Sant’Angelo di Piove e di Arci Padova (nell’ambito del progetto “Parlami di me. Luoghi Comuni”). L’iniziativa vede anche il coinvolgimento di molte realtà del territorio come la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli studi di Padova e le associazioni ACS, Amici dei Popoli AVIP, Caritas Diocesana di Padova e SOS-Onlus, nonché il supermercato Despar di via Tiziano Aspetti.

Venerdì 4 maggio, dalle ore 16.30 alle 19, al Teatro Ruzzante (riviera Tito Livio 45) al dibattito intitolato “Il Ruanda e la crisi nei grandi laghi” moderato da padre Elio Boscaini, giornalista del mensile “Nigrizia”; alla sera poi, dalle 21 alle 23, sarà alla sala Aldo Moro del Comune di Sant’Angelo di Piove di Sacco (via del Donatore di sangue 5) “Genocidio in Ruanda: testimonianza di Paul Rusesabagina”.

Sabato 5 maggio, invece, all’Auditorium del Centro culturale San Gaetano (via Altinate 17) dalle ore 20 l’appuntamento intitolato “Il Ruanda di oggi tra questioni regionali e internazionali” vedrà la proiezione di “Hotel Rwanda”, il film del 2004 ispirato alla storia di Rusesabagina per la regia di Terry George; a seguire la testimonianza del ruandese e il dibattito con il pubblico.

Era l’aprile del 1994 quando Rusesabagina si rifugia con la famiglia a Kigali, all’Hôtel des Mille Collines in cui era stato assistente del direttore generale negli anni precedenti. Pur avendo la possibilità, tramite le sue relazioni straniere, di andarsene dal Paese e mettersi in salvo (la moglie era una tutsi e i figli, dunque, considerati di razza mista), egli decide di restare per aiutare il suo popolo. Con grande difficoltà, e mettendo in serio repentaglio la vita propria e dei familiari, nasconde nell’albergo orfani e rifugiati sfruttando le sue conoscenze presso i vertici militari: salverà così dal genocidio 1268 connazionali. Nel massacro durato dall’aprile al luglio di quell’anno, gli hutu, allora gruppo di popolazione maggioritario sterminarono una parte rilevante della popolazione tutsi. Morirono, in quei 100 giorni sanguinosi, tra le 800mila e il milione di persone.

Per il suo coraggio Rusesabagina ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il “Prize for Humanity” conferitogli nel 2000 dalla Immortal Chaplains Foundation e dedicato alle persone che hanno rischiato la propria vita per salvare altre persone in guerre e scontri etnici; nel 2005 dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush la “Presidential Medal of Freedom”, la più alta onorificenza civile negli Stati Uniti; il premio “Tom Lantos Human Rights” dalla Fondazione Lantos per i diritti umani e la giustizia nel 2011.

Dal 1996 Rusesabagina e i suoi familiari vivono in Belgio come rifugiati, dove si sono trasferiti in seguito alle minacce di morte ricevute dall’attuale potere di Kigali. Continua anche oggi il suo impegno per la pace in Ruanda e per tenere viva la memoria di quegli eventi tragici perché non abbiano più da accadere; ha anche istituito la fondazione “Hôtel Rwanda Rusesabagina Foundation“ con lo scopo di sostenere gli orfani e le vedove del genocidio.