I poliziotti a cavallo e le “pantere” spompate

 

Sono tornati. Ne avevamo scritto diffusamente l’anno scorso, quando per tre settimane i poliziotti a cavallo pattugliarono i parchi cittadini. Una operazione simpatia che guadagnò ai due cavallerizzi pagine di giornale, servizi tv e zero arresti. Difficile effettivamente pensare che due uomini a cavallo possano fare attività di repressione: tutti sanno che gli arresti non si fanno in divisa, o che almeno farli in divisa è parecchio più difficile. Serve ad aumentare la percezione di sicurezza in città, si era detto. Ed il ritorno dei due poliziotti fantini è reso possibile, in tempi di ristrettezze economiche, dal fatto che i cavalli sono ospitati da una clinica per equini messa a disposizione dalla famiglia dell’assessore Boldrin. Rimane il rammarico di tanta inevitabile pubblicità per i poliziotti a cavallo e tanto lavoro in silenzio che invece fanno gli uomini di volante, che escono a bordo di auto non sempre al massimo dell’efficienza, che si sciroppano centinaia di chilometri per accompagnare i soliti noti dello spaccio al Cie più vicino, che nonostante i proclami della politica, è comunque lontanissimo. Ecco, a loro forse non importa, ma meriterebbero almeno un pezzettino della pubblicità che è data ai colleghi che montano sui quadrupedi in Prato della Valle. Se la città è un po’ più sicura è per gli uomini sulle “pantere” non per quelli sui cavalli

Alberto Gottardo