Il direttore del Messaggero di Sant’Antonio nei guai con l’ordine dei giornalisti per “marchette” politiche

 

Dal Messaggero di Sant’Antonio riceviamo e pubblichiamo una posizione ufficiale dopo lo scoop di Roberta Polese e Giovanni Viafora sul Corriere del Veneto (clicca qui per leggere l’articolo)circva il procedimento avviato dall’ordine dei giornalisti del Veneto su padre Ugo Sartorio, direttore della rivista dedicata al Santo portoghese
“In merito alla notizia della sanzione disciplinare comminata dal Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Veneto a padre Ugo Sartorio, direttore del «Messaggero di sant’Antonio»
Un quotidiano locale ha dato la notizia che padre Ugo Sartorio, direttore del «Messaggero di sant’Antonio», è stato sospeso dall’Ordine dei giornalisti per quattro mesi. È vero che c’è stato un provvedimento del Consiglio regionale dell’Ordine che si è espresso in tal senso. Padre Ugo Sartorio, come giornalista, rispetta ovviamente le decisioni dell’Ordine. Ci tiene comunque a precisare che si tratta di un primo grado di giudizio.

Padre Ugo Sartorio rimarrà direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio»: i superiori (editori del mensile) gli hanno riconfermato la fiducia e il loro sostegno. Quanto alla direzione responsabile, padre Ugo Sartorio presenterà ricorso al Consiglio nazionale dell’Ordine unitamente a un’istanza di sospensiva e poi resterà in attesa della sentenza definitiva.
Al momento il direttore del «Messaggero di sant’Antonio» non entra nel merito dei fatti, essendoci ancora un procedimento in corso. Si limita a precisare, a tutela dell’onorabilità sua e dei frati, dell’Opera da lui diretta e degli oltre cento dipendenti che vi lavorano, che la vicenda, peraltro riferita al passato, non è legata al «Messaggero di sant’Antonio» edizione nazionale – la rivista che conta oltre 520 mila abbonati in tutta Italia – bensì a una rivista minore che viene diffusa solo all’estero. Tale periodico è operativamente gestito da un direttore di testata, che non è padre Ugo Sartorio, il quale però, in qualità di direttore responsabile, è chiamato comunque a risponderne”.