Impianti fotovoltaici venduti a domicilio: Federcontribuenti lancia l’allarme. “Come le multiproprietà la trappola sta nei finanziamenti facili”. Ecco come reagire

 

Dall’abbaglio del sole dei caraibi in piccole rate, a quello del guadagno dal fotovoltaico. Anche in quest’ultimo caso con la certezza che a durare tutta la vita, o quasi, più che il vantaggio, è il debito che si contrae con la società finanziaria. E’ l’allarme lanciato da Federcontribuenti che sta predisponendo una campagna informativa ad hoc per cercare di arginare vecchi e nuovi fenomeni della truffa a domicilio. Quello del fotovoltaico è un fenomeno che ricalca il più collaudato clichè delle truffe delle multiproprietà. “Siamo di fronte ad una organizzazione delinquenziale, che studia le caratteristiche del potenziale cliente che approccia – spiega Marco Paccagnella, presidente nazionale di Federcontribuenti – Di solito il bersaglio preferito dei professionisti del pacco ecosostenibile, è over 65, proprietario di una unità abitativa singola. Il funzionario si presenta alla sua porta dopo un contatto telefonico da parte di un call center e dopo una serie infinita di chiacchiere fa firmare un modulo dicendo che si tratta solo dell’attestazione della visita a domicilio. Passati 15 giorni dalla firma invece, l’azienda madre chiama dicendo che ha un impianto da installare, rassicurando il cliente già entrato a questo punto nel tunnel della truffa, con l’assicurazione che se non ha dodici/quindici mila euro per pagare l’impianto, può sempre accendere un finanziamento che lo stesso venditore propone. risultato: l’ignaro pensionato si trova con una bolletta che se cala, cala di poco, un impianto poco efficiente sul tetto che poi dio solo sa come farà a smaltire, e rate di finanziamento sulla groppa da 150/200 euro al mese per quattro/dieci anni, perchè oltre al costo dell’impianto ci sono spese di installazione e manutenzione fatturate, esorbitanti”.
Analogamente a quanto avvenuto con le multiproprietà, il contratto è nella stragrande maggioranza dei casi annullabile e il denaro versato, recuperabile secondo la copiosa giurisprudenza accumulata dagli avvocati dell’associazione Federcontribuenti, leader in Italia nella difesa delle vittime di time share, multiproprietà e iscrizioni a club vacanze.
“Anche a distanza di anni dal pagamento dell’ultima rata di un eventuale finanziamento che quasi sempre veniva, nel caso delle multiproprietà acceso contestualmente alla sottoscrizione del titolo di proprietà (certificato associativo o rogito) si può fare causa e riavere indietro quanto pagato – spiega l’avvocato Marco Alberto Zanetti a capo del pool di legali che dà assistenza alle migliaia di persone truffate negli anni dalla tagliola delle multiproprietà et similia – Nonostante le società di time share e club vacanze siano molto spesso poco più che scatole vuote, riusciamo a recuperare i 15/25 mila euro versati a titolo di finanziamento con cause snelle e veloci che durano di norma non più di 6 mesi 1 anno”.
La prima grande coorte di truffati rischia però di vedere sfumare la possibilità di ricorrere alla giustizia per vedersi restituito il maltolto. Scadono infatti in questi mesi i dieci anni per moltissimi truffati del sogno vacanza che hanno partecipato alle famigerate feste in albergo tra il 1998 e il 2002.
“Il numero da considerare è 10. Se non si attiva infatti una causa in tempi stretti, si rischia di consegnare definitivamente al passato i soldi versati come rate che negli anni sono state pagate”. E’ bene ricordare, secondo quanto spiegato in un prontuario da Federcontribuenti, che il consumatore che riesca a dimostrare la nullità dell’oggetto del contratto di acquisto della multiproprietà (o del time share o delle mille altre forme escogitate per chiamare con nomi spesso stranieri quella che era una truffa) ha diritto a ricevere indietro tutto l’ammontare versato alla finanziaria partner delle società fantasma, più gli interessi legali. “Ed a interrompere, una volta per tutte, il pagamento degli onerosissimi costi di condominio delle multiproprietà mai godute annullando o revocando definitivamente il titolo di proprietà – spiega Avv. Marco Alberto Zanetti – stiamo parlando in un colpo solo della restituzione quindi di tutta la spesa sostenuta per l’acquisto della multiproprietà, ovviamente rivalutata a valori correnti, e contestualmente la fine di un debito certo illimitato, dato dalle spese di gestione che spesso raggiungono cifre superiori ai 500 euro l’anno”.
Quante sono le persone coinvolte da questo fenomeno? Difficile dare dati puntuali, ma secondo le segnalazioni pervenute a Federcontribuenti in Italia sarebbero decine di migliaia le famiglie che sono ancora in tempo per recuperare quanto versato in buona fede per un sogno di vacanze mai di fatto realizzato. Per maggiori info www.federcontribuentinazionale.it