Italiani in Crimea: una mostra a Padova di una storia dimenticata da tutti

 

C’è la storia della mamma di Silvio Pietrobon, morta di crepacuore perchè il figlio non tornava da quella che tutti chiamavano “ea Russia”. C’è quella di Alfredo Raffagnato, rimasto tutta la notte di Natale con le braccia alzate, perché se le abbassavi, ti fucilavano. E’ un genocidio dimenticato perchè dava fastidio sia ai fascisti che ai comunisti, quello portato alla luce dal giornalista Stefano Mensurati, autore del libro omonimo sugli italiani in Crimea, e che l’altro giorno ha animato una cerimonia a tratti toccante a palazzo Moroni. Mensurati ha consegnato ai familiari di otto padovani i documenti di prigionia, trovati durante il cocciuto lavoro che ha fatto in Crimea. Ed ha annunciato che andrà, appena ci sarà, a parlare con gli esponenti del prossimo governo. Sperando che lo ascoltino.
“Sappiamo Dove sono sepolti questi nostri soldati che sono morti per l’Italia, – ha detto Mensurati – il ministero difesa sarebbe in grado di fare ricerche e dare degna sepoltura a ueste persone. Basta andarci in Crimea, è che magari sono cose che magari danno anche fastidio.
Andrò a conoscere il prossimo ministro, ne abbiamo già conosciuti tre o quattro. Speriamo che serva”.