Ivo Rossi sferza i “Fiorani brothers” sul caso Lehman

 

Dall’assessore alla mobilità del comune di Padova riceviamo e pubblichiamo un articolato ragionamento sul caso Lehman, fallimento che è costato almeno 4 milioni di euro di perdita alle casse del Comune.
Nell’ultima settimana, a seguito della vicenda Lehman, sono comparsi e hanno cominciato a pontificare, specie nel centrodestra, molti “esperti” di finanza che nessuno immaginava così numerosi. E come nei migliori bar sport, quando si parla di calcio, in tanti si sono immaginati allenatori, e in tanti, a partita finita, si sono messi a spiegare cosa bisognava fare di fronte ad una squadra (la Lehman), che è stata espulsa dal campo di gioco. Qualcuno, addirittura, nonostante il ruolo ricoperto si è lasciato andare ad atteggiamenti e ad un eloquio più simile ad un  linguaggio da ultràs che a quello presidenziale. Trattandosi però di questioni serie, che purtroppo coinvolgono l’intero mondo occidentale e attengono al rapporto fra i cittadini e i propri amministratori, provo, sia pur schematicamente, a riassumere le questioni.
La società Aps finanziaria nasce nel dicembre 2003 come cassaforte in cui depositare i proventi derivanti dalla vendita di APS. Nel primo semestre di vita, giunta Destro, i soldi vengono investiti in titoli bancari di risparmio. Nessun euro fu investito in BOT, contrariamente a quanto qualcuno predica oggi e, ovviamente, non ha praticato allora.
L’amministratore unico della società, al fine di tutelare il capitale dalla possibile erosione, nel 2006 ha investito, su consiglio della Banca tesoriera del Comune da decenni, in obbligazioni a basso interesse e, per la tranche Lehman, considerate da tutti gli esperti internazionali a rischio inferiore agli stessi BOT dello Stato Italiano. Non è un caso che quella stessa banca quotasse le emissioni dei titoli di Stato. Chi, come il Presidente della Regione, afferma che Zanonato avrebbe “giocato” in borsa, dice semplicemente una falsità.
Sempre per la necessaria chiarezza, le obbligazioni, come sanno benissimo gli studenti di ragioneria del primo biennio, sono cosa assolutamente diversa dalle azioni il cui valore può fluttuare quotidianamente e, a maggior ragione, dai derivati, dove chi li acquista scommette sull’andamento dei tassi di interesse. Le obbligazioni, infatti, restituiscono alla scadenza il capitale investito, più un interesse pattuito. In un solo caso può venir meno il pagamento: quando la banca o il soggetto emittente fallisce. Nel caso della Lehman, terza banca degli Stati Uniti, era una prospettiva impensabile fino a due mesi fa, non a caso lo stesso Galan a luglio deliberava di affidare alla Lehman il compito di gestire alcune operazioni in finanza di progetto. Si aggiunga inoltre che nel ’29 fu una delle poche banche a non fallire.
Nessuno dei censori del centrodestra ha elevato strali nei confronti di amministratori, questi sì imprudenti e irresponsabili, che hanno investito i soldi pubblici in derivati. Cittadella e Milano ne sanno qualcosa. Ma in questo caso scatta la pelosa e omertosa solidarietà anziché la richiesta di dimissioni.
Fra le tante sciocchezze raccontate vi sarebbe anche quella che questi soldi, anziché essere usati per le opere, sarebbero stati tenuti in banca. Di fronte a queste affermazioni non si sa se prevalga l’ignoranza oppure il disprezzo verso l’intelligenza dei cittadini, evidentemente considerati da taluno come incapaci di comprendere. Se fosse vera l’affermazione, con quali soldi sarebbero state finanziate tutte le grandi e medie opere pubbliche avviate negli ultimi quattro anni? Forse qualcuno pensa che siano stati usati soldi caduti dal cielo?
E’ giusto invece chiedersi, per il cittadino che non è tenuto a conoscere gli aspetti tecnici dei vincoli della finanza pubblica e quelli derivanti dal cosiddetto Patto di Stabilità, per quale ragione i soldi impegnati in opere giacciono, in parte, nella finanziaria APS. La ragione, semplificando, è presto detta, ed è legata al fatto che fra l’impegno di spesa e l’erogazione della stessa possono passare (dipende dalle opere, dalle procedure di gara, ecc.) anche più di due o tre anni e la spesa vera e propria si manifesta solo nel momento in cui si cominciano a pagare gli stati di avanzamento dei lavori. In questo lasso di tempo il buon amministratore non lascia i soldi sotto al materasso, ma tenta di tutelarli, come fanno tutte le famiglie, dalla possibile erosione dell’inflazione.
Ed è quanto è avvenuto e sta avvenendo. Tant’ è vero che il capitale di APS finanziaria, nonostante il fallimento della Lehman, è integro. Ribadisco, integro, senza alcuna perdita. Ma di questo fatto non abbiamo sentito elevarsi alcun apprezzamento nei confronti di Zanonato per aver fatto fruttare il capitale investito. Se si urla per le perdite si dovrebbe dire anche il dovuto grazie per i guadagni.  Ma così va il mondo.
Insomma, la vicenda andrebbe letta nei tanti suoi tanti e variegati aspetti, compresa l’imponderabilità di una crisi mondiale senza precedenti. Ma una cosa non può essere messa in discussione: la serietà, il rigore e la trasparenza con cui questa amministrazione ha gestito la cosa pubblica, e che la vicenda APS conferma.
E’ ben vero che qualcuno in politica può dire tutto e il contrario di tutto, ma per favore, ci siano almeno risparmiate le prediche di quei deputati del centrodestra che facevano parte del giro di Fiorani e che con atteggiamento servile inviavano sms mettendosi a disposizione del campione di Lodi, quando questo tentava di comprarsi Antonveneta.

Ivo Rossi