La cortina fumogena della manifestazione di Massimo Bitonci in municipio fa comodo anche ai bramini di corte di Sergio Giordani

 

Ha fatto davvero comodo a molti il blitz di Massimo Bitonci e compagni venerdì mattina verso le 11 a palazzo Moroni, nella sala in cui si stava tenendo una conferenza stampa sul nuovo ospedale tenuta da Sergio Giordani. Ua manifestazione al limite del surreale, che ha attirato tutta l’attenzione della stampa su di sè. Se pianificata a tavolino, un’arma di distrazione di massa straordinaria.
Perchè ha sottratto spazio ad altri due eventi altrettanto importanti:
– sabato mattina dei tre quotidiani principali della città, solo il Corriere del Veneto riportava con evidenza infatti che due ex dirigenti della polizia municipale all’epoca della Giunta Bitonci sono stati rinviati a giudizio dalla Corte dei conti per un danno erariale presunto di 4 milioni di euro. Sulla graticola sono finiti Antonio Paolocci, potentissimo comandante della polizia municipale, fedelissimo di Massimo Bitonci, e la sua vice, ora in comando ad altro settore. Non ve ne siete accorti? Per forza: social e giornali traboccavano in quel giorno di analisi sul blitz bitonciano a palazzo Moroni. La notizia ritorna oggi su Mattino e Gazzettino in tono minore.
Solo Federcontribuenti ebbe il coraggio nel dicembre del 2014 di denunciare la cosa alla Corte dei Conti e fece moltissimo clamore sui giornali, in un periodo in cui molti erano quantomeno intimoriti dal piglio decisionista e vendicativo del nuovo inquilino di palazzo Moroni. Il tempo ha poi dato ragione a Marco Paccagnella, coraggioso presidente dell’associazione che difende contribuenti e consumatori.
– sabato pomeriggio alle 18, il che equivale giornalisticamente alla zona Cesarini, da palazzo Moroni arriva ai media un comunicato stampa che annuncia le nomine delle aziende ex municipalizzate. Il trionfo del manuale Cencelli, eccezione fatta per tale Alessandro Melcarne, economista in uno degli atenei parigini, che nell’archivio del Mattino di Padova compare una sola volta prima di ieri, in un appello tra i bersaniani. Scrivono i giornali le aree di provenienza dei vari nominati, tutti riconducibili a precise aree, come Andrea Ragona di Legambiente, o ex candidati alle recenti elezioni come Domenico Minasola e Antonino Pipitone. Di Melcarne scrivono “vicino al portavoce Massimo Bettin“. Risultato: 210mila euro lordi l’anno per l’economista fino a ieri giovane ricercatore docente in una delle tredici sotto articolazioni della Sorbona, ma anche consulente del ministero della Giustizia del governo della Colombia e ricercatore tra Torino e Tokio, scrive il Mattino di Padova.
“Sono autonomo dai partiti, decido io” diceva Sergio Giordani in campagna elettorale. Poi è diventato sindaco ed è diventato il sindaco più “cencelliano” che Padova ricordi. Credo che persino Ettore Bentsik, Settimo Gottardo o Paolo Giaretta abbiano avuto maggiore autonomia decisionale. O almeno non abbiano mai tenuto conto di una corrente “unipersonale”.  Insomma, la seconda chiamata al civismo di Sergio Giordani, dopo una Giunta composta tutta di eletti in consiglio comunale, senza nemmeno un esterno, si conclude con la ciliegina sulla torta del ricercatore molto amico del portavoce, che si ingolla il boccone del prete e fa anche capire probabulmente chi comanda davvero a Palazzo Moroni.

Alberto Gottardo