La lezione di Vicenza: bravo Giacomo Possamai, o forse bravo Tomasi di Lampedusa

 

Da osservatore esterno e disinteressato mi sono fatto un’idea di massima di cosa è successo a Vicenza. Qualcosa di simile a quello che successe a Padova sei anni fa. Ha vinto un candidato tutt’altro di sinistra, appartenente al partito della falce e del carrello. Giordani a Padova con quantomeno sull’amicizia di un grosso gruppo della GDO, lo stesso si può dire di Giacomo Possamai, credo ancora a libro paga del gruppo Famila.
Il che significa poter contare su una situazione necessaria nelle fasi decadenti della partecipazione democratica: potersi comperare o almeno pagare la candidatura. Perchè le casse dei partiti sono vuote e nessuno o quasi ormai si muove per puro entusiasmo.
Inoltre Giacomo Possamai ha avuto la fortuna di non avere avuto sulle spalle leader nazionali ingombranti e di non essere riconoscibile come “comunista”. Anzi era riuscito ad incassare endorsement improbabili, quanto efficaci, tipo quello dell’aspirante star Michela Morellato, noto personaggio radiofonico ultra trumpista (in foto con Giacomo Possamai).
Ed allora un sindaco che si era reso antipatico in primis ai suoi, così come avvenuto a Massimo Bitonci a Padova sei anni fa, è riuscito a perdere con un clima nazionale che andava in direzione opposta. Ora toccherà a Giacomo Possamai essere abbastanza bravo da convincere la metà degli elettori che non lo ha votato e soprattutto la metà di città che manco è andata a votare.
Ci riuscisse lui e ci riuscisse il suo potente papà, a fare da regista non solo all’acquisizione dei giornali locali, allora tra un paio d’anni, con magari Luca Zaia in Europa nel frattempo, in Veneto potrebbe cambiare tutto. E magari potremmo scoprire che Tomai di Lampedusa aveva ragione