Mimose dell’8 marzo abusive, l’accusa dell’Ascom Padova

 

Paladino della lotta all’abusivismo, questa mattina il presidente dell’Ascom Fernando Zilio, appena uscito da casa si è imbattuto, come tutti del resto, nella miriade di venditori abusivi di mimose piazzati ad ogni incrocio ancora presidiato da semaforo. E così ha creduto bene di inviare un fax all’assessore municipale Marco Carrai per chiedergli un intervento urgente da parte della polizia municipale. “La città – questo il senso della lettera fatta pervenire da Zilio a Palazzo Moroni – è invasa da venditori abusivi che offrono mimose a prezzi stracciati costituendo una concorrenza sleale nei confronti dei fioristi regolari che pagano le tasse, gli stipendi e i contributi ai dipendenti”.

La risposta dell’assessore non si è fatta attendere (“Stiamo già provvedendo”) ma alle 11 la situazione, nonostante l’impegno, non è che fosse molto diversa rispetto alle 8. “Capisco le difficoltà – continua Zilio – e ringrazio l’assessore non solo per la solerzia ma anche per l’attenzione al problema. Purtroppo, è evidente che l’abusivismo è un’onda inarrestabile e chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica, a tutti i livelli, deve farsi carico di una piaga, quella dell’abusivismo e della contraffazione, che sta letteralmente sradicando il nostro commercio legale che, per contro, andrebbe sostenuto e non abbandonato”.

Sul tema, non più tardi di lunedì scorso, Zilio aveva guidato l’assessore regionale Elena Donazzan nella visita al Centro Grossisti di Padova, struttura che soffre la concorrenza dei vari ingrosso cinesi sorti come funghi ed in totale dispregio della legalità in zona industriale. Ma, verrebbe da dire, ogni giorno ha il suo abusivo. Per cui oggi è la “faccia gentile” del problema, quello che nei giorni scorsi il vicepresidente dei fioristi dell’Ascom Confcommercio, Pierpaolo Varotto, aveva definito l’”abusivismo floreale” in occasione della festa della donna. “Il problema – aveva detto Varotto – è che i consumatori vengono doppiamente ingannati. In primo luogo perché credono di offrire un’occasione ad un malcapitato e non è così, ma anche perché finiscono per pagare molto qualcosa che vale oggettivamente poco”.

Nella migliore delle ipotesi, infatti, il venditore abusivo è funzionale ad una rete commerciale ben strutturata che opera in totale dispregio delle norme sia commerciali che fiscali; nella peggiore è invece il terminale di un’organizzazione che, come succede per i venditori abusivi di merce varia, ha addentellati con la malavita organizzata. “L’abusivismo dilagante – conclude Zilio – oltre che colpire duramente il commercio legale, finisce per arrecare un danno sia al singolo consumatore che crede di fare del bene, non rendendosi conto, invece, che acquistando dagli abusivi, siano essi venditori di fiori, di ombrelli, di merce varia, alimenta le organizzazioni che ci sono dietro e che sono le responsabili di una sorta di schiavitù che si consuma ai danni di soggetti deboli, ma arreca un danno anche all’intera collettività privata di risorse che non entrano, come prelievo fiscale e come investimenti da parte delle imprese, nel sistema economico nazionale”.