Moscato non solo padovano? Confagricoltura sul piede di guerra

 

Confagricoltura Padova esprime netto dissenso in merito al decreto dirigenziale regionale n. 2 del 15 febbraio 2011 che estenderebbe la possibilità di coltivare il vitigno del Moscato giallo a quasi tutta la regione Veneto, parzialmente modificato dal decreto n. 80 del 14 novembre u.s., che puntualizza l’elenco di varietà di viti idonee alla coltivazione. Condividendo le perplessità e le critiche avanzate anche dalle altre organizzazioni agricole e dal Consorzio di tutela Vini DOC dei Colli Euganei, Confagricoltura giudica inadeguato il tentativo di “correzione di rotta” operato dalla Direzione competitività sistemi agroalimentari.
«Per la vitivinicoltura della provincia di Padova e, in particolare, per quella dei Colli Euganei si annunciano danni economici gravissimi di fronte a simili decisioni, assunte senza alcuna consultazione con gli operatori – dice il presidente di Confagricoltura Padova, Antonio da Porto –. Anche quest’ultimo decreto, che era annunciato come una sorta di aggiustamento sostanziale, in realtà dimostra ancora una volta la mancanza di un adeguato coinvolgimento delle associazioni agricole e degli operatori viticoli del territorio vocato della provincia di Padova. E questo per noi è un metodo di assunzione delle decisioni inaccettabile».
Entrando nel dettaglio del provvedimento, l’associazione chiede l’immediato blocco degli impianti di Moscato giallo nelle province di Belluno, Treviso, Rovigo, Venezia e Vicenza, e di non allargare stabilmente a quest’ultima provincia l’autorizzazione alla coltivazione. «Concedere la possibilità di realizzare nuovi impianti della varietà Moscato giallo fino al termine della campagna vitivinicola in corso (31 luglio 2012) – dice da Porto – crea una rincorsa all’accaparramento di barbatelle di vite e ulteriori investimenti nelle zone non idonee. Inoltre non comprendiamo il motivo per cui la correzione non abbia riguardato anche gli impianti del Moscato bianco, visto che anche per tale varietà non c’era una tradizione di coltivazione nelle province venete diverse da Padova.