Nuovi centri commerciali a Padova: il rischio concreto spiegato dai documenti

 

altEcco spiegato con piantine ed allegato il rischio derivante dalla riapertura dei termini per proposte di nuovo commerciale su grandi superfici. Tutto in un click. A spiegare le conseguenze delle ultime deibere della Giunta guidata dal sindaco Massimo Bitonci, è il suo predecessore, Ivo Rossi, che sugli assalti della Gdo aveva sempre tenuto il freno pigiato. Qui di seguito l’inizio dell’articolata spiegazione:
Nel corso delle ultime settimane, a seguito delle critiche avanzate da più parti in occasione della riapertura dei termini per “l’acquisizione di proposte per Piano per il Commercio al Dettaglio su area privata, pianificazione delle medie e grandi strutture di vendita” e della contestuale “Ridefinizione dl Centro Storico” il sindaco ha sostenuto in più sedi che la ridefinizione del centro storico sarebbe stata presentata a causa di un presunto errore nella formulazione adottata nella delibera approvata dalla Giunta da me presieduta.
Per questo ritengo opportuno che i vostri associati possano farsi un’idea su quanto sta accadendo stando ai fatti. E i fatti sono quelli che stanno negli atti e non nelle parole brandite come armi verso chi manifesta opinioni diverse.

Le amministrazioni, ovviamente, sono libere, nei termini previsti dalla legge, di fare le scelte che ritengono più adeguate per il disegno della città che hanno in mente. Quello che non possono fare, pena la perdita di credibilità, è raccontare bugie. Si possono ovviamente avere opinioni molto diverse rispetto alle decisioni assunte dalla precedente amministrazione, proprio per questo è sempre auspicabile che le scelte che legittimamente vengono fatte siano rivendicate e non nascoste dietro falsi obiettivi di correzioni tecniche o delle immancabili responsabilità delle amministrazioni precedenti. Vale per la delimitazione dell’area urbana che scientemente la mia amministrazione ha fatto e che l’attuale giunta ha ritenuto di allargare, in particolare per l’area di Padova est, sia su proprietà pubblica sia su quella di privati.

È dunque ben vero che nel breve periodo magari le bugie non vengono avvertite come tali, ma gli effetti di lungo periodo finiranno, come nel caso della discussione sulle grandi strutture di vendita, per penalizzare un tessuto economico e con esso la fondamentale struttura del commercio al dettaglio della città. Per questo la discussione va affrontata con rigore perché la partita in corso rischia di produrre danni rilevantissimi.

I fatti: i comuni, a seguito della legge regionale n. 50/2012 sono stati chiamati a definire, perimetrandolo, l’ambito urbano, indicando i criteri per l’inserimento delle grandi strutture di vendita al dettaglio.
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