Nuovo ospedale di Padova: Ivo Rossi, Claudio Sinigaglia e Gianni Berno analizzano l’impasse figlia della mancanza di misurabilità delle parole al vento dell’ultimo anno

 

Sulla stucchevole telenovela del nuovo ospedale le parole si sono sprecate, e immaginiamo che per il cittadino medio siano diventate un insopportabile rumore di fondo, utile, al massimo, ad animare le sempre più esigue tifoserie partitiche. Lo conferma la polemica sorta a seguito della presentazione del documento tecnico della Provincia, a cui ha fatto seguito il solito attacco personale del sindaco nei confronti di chi ha anteposto argomentazioni puntuali, fatte di numeri e riferimenti legislativi, invece che invettive e insulti. Per questo non parleremo di aree, di decisioni rimangiate, di due anni buttati al vento, ma di come anche il più nobile degli obiettivi, indispensabile per garantire la salute e il ruolo della nostra città e della medicina della sua Università, si sia trasformato in chiacchiera a cui si alimenta la politica politicante e – non perdiamoli di vista – alcuni attentissimi portatori di interesse” in attesa di passare, prima o poi, allincasso. Difficile per una persona normale districarsi nel turbine delle parole, in cui i confini della verità dei fatti e la oggettività dei contesti hanno perso significato per lasciare spazio a parole bugiarde, utili a confondere i più, ma non coloro che con determinazione perseguono obiettivi probabilmente innominabili.

Fatti, dicevamo; misurabilità oggettiva delle paroleProbabilmente è arrivato il momento di uscire dal corto circuito delle parole bugiarde, per offrire alla pubblica opinione strumenti credibili che solo terzi qualificati possono dare. Terzietà che immaginiamo potrebbe essere garantita da autorevoli docenti della nostra Università che abbiano a cuore non solo il loro prestigio, e che non vogliano rinunciare alla loro autorevolezza e alla stima conquistata magari in contesti internazionali. E, aggiungeremmo, che amino la loro città.

Perché affidarsi ad un soggetto terzo? Perché, purtroppo, ad opera di tecnici dalla schiena piegata aree che non hanno mai avuto problemi idraulici  sono diventate improvvisamente acquitrini, aree a rischio industriale sono diventate salubri, perché procedure di valutazione ambientali e strategiche sono state fatte diventare carta straccia, perché decisioni collegiali di 18 comuni sono state stracciate , il tutto ad opera di tecnici e dirigenti pubblici, che nel recente passato avevano certificato, sul loro onore, esattamente lopposto.  

Ci soffermiamo su questo aspetto perché merita un minimo di attenzione da parte della pubblica opinione. Perché le stesse persone che avevano certificato una cosa oggi ne sostengono lopposto? Cosa le porta a cambiare opinione? La risposta probabilmente si trova nelluso spregiudicato (da parte politica) degli incarichi dirigenziali e nei vincoli (non scritti) posti a condizione del ruolo, e dunque nella conseguente perdita di autonomia tecnica e ricattabilità economica dei dirigenti, che qualora eseguano ordini, rinunciando alla loro autorevolezza, potranno godere di un incarico, e del relativo trattamento economico. Diversamente, potranno essere ricondotti al rango di semplici funzionari o, se con incarichi dirigenziali, ridotte le integrazioni di direzione, con effetti economici importanti sulle loro buste paga. Gli esempi non mancano. Su questo aspetto, sulla condizione di ricattabilità economica a cui è sottoposto un numero importante di funzionari e dirigenti pubblici torneremo nelle prossime settimane, in quanto la separazione introdotta dalla legge fra responsabilità politiche e ruolo garante del tecnico, con le conseguenti modifiche del trattamento economico, sembra aver avuto una torsione su cui saranno utili approfondimenti. Per il momento ci interessa valutare aspetti di carattere generale, in quanto questa vicenda potrebbe essere assunta a paradigma dellinutilità del diritto, della sua violazione,  e di procedure che, invece che far perno sulloggettività, servono a giustificare, di volta in volta, la volontà del potente di turno. Finzioni di procedura che ovviamente comportano costi per le casse pubbliche.

Fatto singolare è che questo possa avvenire nella città di Galileo Galilei, quella in cui si può dire sia nato il metodo scientifico, che quindi dovrebbe con fierezza rivendicare la centralità della misurabilità delle affermazioni, e che invece sembra ritornata al medioevo, una stagione in cui il dogma di fede viene stabilito dal signorotto locale. Altro che stagione dei lumi, fondamento della civiltà europea…! Questa vicenda dellospedale lascia intravedere una preoccupante involuzione del pensiero logico. Se a questo rinunciamo, come sembra stia accadendo in troppi ambienti, un po’ per quieto vivere, un po’ per qualche migliaio di euro in più allanno, non meravigliamoci degli editti quotidiani e, ahimè, visti i precedenti dei libri gender, in futuro magari anche dei roghi.

Ivo Rossi

Claudio Sinigaglia

Gianni Berno

Padova, 23 novembre 2015