Odissea alle poste: il racconto di Luca Barbieri da “A nordest di che”

 

Uno spassoso racconto sulla tragicomica situazione dell’Italia sul blog di Luca Barbieri, giornalista del Corriere del Veneto, ed autore di A Nordest di che …
Se dovessi spiegare l’Italia a un amico all’estero gli racconterei questo:
Abito a 50 metri da un ufficio postale, nuovo, efficiente, con sistema di prenotazione, posti a sedere ed aria condizionata. Alcuni giorni fa mio padre ha trovato nella cassetta della posta l’avviso di una raccomandata. “Atti giudiziari”, c’era scritto. Dovendo partire ed essendo comprensibilmente in apprensione per la raccomandata (atti giudiziari può voler dire tutto, dalla multa alla denuncia) ha lasciato a me l’incombenza del ritiro.

Scottato da anni di giri a vuoto (della serie un’ora di coda e ritorno a casa senza la raccomandata) mi sono preoccupato che compilasse la delega correttamente e mi lasciasse un suo documento. Perché poi uno dovrebbe partire lasciando a casa un documento d’identità per poter ritirare la posta è uno dei misteri di questo Paese. L’ufficio nel quale ritirare la raccomandata non è quello sotto casa, ma dista due chilometri (due chilometri per me ma anche per il postino che avrebbe risparmiato tempo e benzina), è in un quartiere periferico della città, non ha parcheggio e oggi nella piazza antistante c’è il mercato. Prendo la bici.

L’ufficio in questione è piccolo e stretto. Zeppo di gente. Non ha l’aria condizionata (tutto sommato meglio) e tiene le porte spalancate. Non ha nemmeno un posto a sedere ma soprattutto non ci si può prenotare ritirando un numero. In più chi cerca un modulo da compilare deve rivolgersi allo sportello perché i contenitori sul bancone non vengono riempiti da mesi (forse qualcuno li ruba e li rivende?). Quindi si sta così, in coda e in piedi per quella mezzora minimo che serve. Tutti: anziani, manager, commercialisti, casalinghe con le sporte del mercato, studenti…
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