Orchestra di Padova e del Veneto: lo spartito del dilettantismo amministrativo, con gli smemorati della corte di Massimo Bitonci a suonare sempre la solita solfa

 

Il primo acuto si era avuto a giugno. Con Massimiliano Pellizzari, ottico che si divide tra il lavoro nel negozio di via Verdi, l’organizzazione di ronde per la sicurezza in campagna elettorale, fiaccolate contro i profughi e la presidenza di Fiera immobiliare. Pellizzari aveva ammesso candidamente di non essersi accorto, in qualità di consigliere di amministrazione nominato dal sindaco appunto per vigilare, tra una fiaccolata e una intervista su degrado e invasione, che il presidente dei revisori contabili che andava a nominare era il prestanome di Giancarlo Galan per tangenti sul Mose ed altre quisquiglie del genere. “Il curriculum era a posto” aveva balbettato durante una conferenza stampa facendo calare il gelo tra i presenti. Il caso di miopia dell’ottico con velleità da pubblico amministratore fu sanato con le provvide dimissioni del commercialista con le mani impastricciate di soldi pubblici. (Clicca qui per leggere la tragicomica vicenda)
Non più tardi di un paio di settimane fa a fronte di una inchiesta con video e foto che denunciavano una città sporca oltre il tollerabile l’assessore comunale all’ambiente (ed ora anche alla cultura!) Matteo Cavatton, con terga posate sulla poltrona di componente della giunta di Massimo Bitonci da oltre 13 mesi se la cavava con un “è responsabilità della precedente amministrazione”. Frase buona evidentemente anche dopo che da più di un anno sindaco, assessori e dirigenti comunali sono cambiati. (Clicca qui per leggere l’inchiesta del Mattino di Padova)

L’ultimo capitolo degli amministratori quantomeno distratti al limite della dabbenaggine arriva con la vicenda dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Carrozzone, è bene ammetterlo, ereditato da una visione figlia della coppia Flavio Zanonato – Mario Carraro, l’orchestra era stata dipinta dagli attuali vertici di palazzo Moroni come una Ferrari pronta a partire sui grandi circuiti della musica classica planetaria grazie al salvifico arrivo del nuovo direttore Clive Britton, pianista britannico presentato con squilli di tromba non più tardi di un anno fa 

 

L’ormai ex direttore dell’orchestra è stato defenestrato dal vice presidente dell’orchestra, nominato da Massimo Bitonci che è presidente della fondazione che da anni fa acqua da tutte le parti, perchè “nessuna tournèe è stata organizzata, nessun festival proposto e nessun concerto venduto; non ha fatto entrare nelle casse dell’Opv un solo euro di sponsorizzazione”. E poi, racconta come fosse niente il vice presidente Vittorio Trolese, “Britton non mi ha raccontato la verità. Millantava di aver solto un ruolo da direttore artistico ad Asolo, Firenze, Selva di Valgardena. Certo, è passato di lì ma non ha diretto proprio niente”. E il vice presidente ci ha messo un anno per accorgersene? Il sindaco Bitonci di fronte a un tanto grande disastro rinnoverà la fiducia a chi si è fatto raccontare una favola che poteva essere smentita facendo una ricerca su Google e tre telefonate?
Chi dovrà raddrizzare la barca? L’assessore all’ambiente che non riesce a far tenere puliti nemmeno i viottoli dei quartieri? Probabilmente l’assessore Cavatton, svestita la casacca del responsabile politico delle scoasse e messo il frac da serata di gala, dirà “colpa della precedente amministrazione”. Se lo dicesse, in piccola parte avrebbe anche ragione, in questo caso. L’Opv poteva morire anni fa, Mario Carraro e Flavio Zanonato decisero di salvarla: all’epoca probabilmente poteva avere un senso. Si è rivelata, assieme ad altri episodi, una operazione che non ha prodotto risultati. Come quello del progetto, per fortuna abortito, di nuovo auditorium in piazzale Boschetti e ad altre tragiche avventure culturali tipo l’Europeade. Ma almeno il direttore Filippo Juvarra qualche festival lo proponeva, un bel po’ di biglietti li faceva vendere, e non millantava. Perchè è una persona seria e perchè davanti non aveva quattro allocchi.