Nuovo ospedale a Padova Est: il presidente della Camera di Commercio Fernando Zilio “benedice” la scelta

 

L’Europa non ha potuto (o non ha voluto) scegliere e, per l’assegnazione dell’agenzia del farmaco, si è affidata al sorteggio: esempio, verrebbe da dire “plastico”, di un’istituzione burocratica che i cittadini fanno sempre più fatica a comprendere.
Dalla “lezione” europea di queste ore, potremmo prendere spunto per fare un parallelo con Padova dove, sul nuovo ospedale, oltre che rischiare di garantirci una figuraccia di dimensioni planetarie, ci giochiamo anche il futuro. Perchè è chiaro che la città che da Vesalio in poi ha scritto la storia della medicina non può cadere vittima di una querelle ideologica che non ha nulla a che vedere con l’interesse primario della collettività.
Ma andiamo con ordine. Ci sono momenti in cui, pur nelle diversità della dialettica, unirsi è l’unica opzione possibile. Ma per unirsi è evidente che ognuno deve fare un passo: qualcuno indietro, qualcuno in avanti, se serve qualche altro anche di lato. Invece, nella tragicomica telenovela dell’ospedale padovano, l’unica cosa che si muove, pur nella teoria più spinta, è proprio l’ospedale che, nella fantasia dei più, è stato dotato di ruote e va da est a ovest e poi ancora da nord ovest a sud ovest in un crescendo di proposte e controproposte che sembrano, in buona parte, ispirate solo dall’ostracismo nei confronti dell’idea altrui.
Sarà mai possibile uscire da questo “cul de sac” nel quale si è volutamente infilata la politica padovana?
Io voglio sperare di sì partendo da un assunto: se siamo gente che crede nella scienza (e chi più dei “padovani gran dottori” dovrebbe ragionare in termini scientifici?) dobbiamo dare atto che l’Università ha sempre detto parole chiare in proposito. Riconosciamo al Bo un valore di guida in un campo qual è la scienza medica? Se sì vediamo di trarre le dovute conclusioni che, a mio giudizio, non si discostano molto da un ragionamento semplice semplice: è Padova Est il luogo adatto ma l’ostacolo sono i soldi che il Comune chiede per le aree? Bene, il governatore Luca Zaia compia un atto lungimirante, metta i soldi (o finanzi opere) e dia il via ad un’operazione che per Padova è sinonimo di futuro e per il Veneto occasione di nuovo prestigio.
Infatti, sembra che tutti noi non si abbia bene in mente quanti siano gli stipendi che ogni mese sono vidimati dalla nostra sanità, ma che non si abbia nemmeno chiara l’idea di quale sia l’indotto che un ospedale come quello padovano è in grado di garantire.
Si dirà: ma se l’ospedale se ne va da via Giustiniani cosa faranno le attività che sono attualmente presenti nell’area?
La domanda è più che legittima ed è per questo che, al di fuori di ogni possibile speculazione, va individuata subito la nuova destinazione del vecchio nosocomio che dovrà mantenere certi aspetti di servizio sanitario per assumerne altri di carattere socioeconomico.
A me sembra una soluzione accettabile che credo possa essere condivisa da tutti e che mi porta, addirittura, a preconizzare un sogno: quello di vedere il consiglio comunale, una volta certificato il raggiungimento della “quadra”, votare unanimemente il sito dove realizzare il nuovo ospedale. Sarebbe un segnale di forte coesione che i cittadini apprezzerebbero, che le organizzazioni economiche sottoscriverebbero, che la comunità scientifica troverebbe di grande sprone verso nuovi traguardi e che farebbe del Veneto quella “regione guida” che talvolta, per paura di sentirci più bravi, rischiamo di affossare quando invece dovremmo comunque andarne orgogliosi.
Capiamoci: tempo non ce n’è più. In altre parti del Paese avrebbero forse detto “chi ha avuto avuto avuto, chi ha dato ha dato ha dato”. Noi, più semplicemente, diciamo: basta con le ripicche, basta con i rinvii e, una buona volta, guardiamo a Padova e a cosa vogliamo che sia Padova nel prossimo futuro.
Dico questo da presidente di una Camera di Commercio che pur di avere risorse da destinare al territorio non ha avuto remore nel recuperare denari da partecipazioni che avrebbero fruttato dividendi ma che non avrebbero potuto incidere sugli investimenti in innovazione che è ciò che stiamo già facendo.
Anche l’ospedale è innovazione. E a Padova lo è da sempre. Da quando nel 1400 venne realizzato San Francesco Grande a quando, verso la fine del ‘700, si completò il Giustinianeo. Dunque che senso ha, oggi, tergiversare sul dove, se l’unico obiettivo è realizzare un ospedale funzionale e moderno e, soprattutto, in grado di tenere alto un nome che, a forza di rinvii, rischiamo di cancellare per la gioia, magari non confessata, ma certamente presente, di chi nelle nostre beghe vede la “vita sua” a scapito della “mors nostra”

Presidente Camera Commercio IAA PADOVA
Fernando Zilio