Simone Borile (M5S) impallina la candidatura di Gilberto Muraro a presidente della Fondazione Cariparo

 

Dopo vent’anni di dominio assoluto del Presidente Finotti la Fondazione Cariparo si accinge a scegliere il successore tra le candidature di Francesco Moschetti e Gilberto Muraro. Se, dimettendosi anticipatamente dalla Cassa di risparmio del Veneto, Muraro avrebbe sciolto un motivo di incompatibilità, rimane sempre da sciogliere il nodo della causa di ineleggibilità dell’intervallo di un anno tra la cessazione di una carica nella Banca conferitaria  e l’inizio nella Fondazione che detiene partecipazioni bancarie di Intesa San Paolo. Le sue dimissioni anticipano di pochi mesi l’incorporamento, atto formale e definitivo del controllo di Intesa su Cassa del Veneto ed anticipano lo scioglimento ed il conseguente appiedamento dell’intero Cda Padovano.  Assistiamo ancora una volta al valzer delle poltrone  di Gilberto Muraro. Iniziato nel Cda di Banca Antonia Popolare Veneta transitato in Banca di Credito Cooperativo come presidente del collegio sindacale e conclusasi come Presidente della Cassa di Risparmio pronto a dare il cambio In Fondazione Cariparo al Presidentissimo Finotti, anch’esso bancario, che ne detiene salde le redini da vent’anni.

Il Consiglio Generale, che  è chiamato a pronunciarsi nei prossimi giorni,  dovrà tenere in considerazione una lunga lista di elementi che di fatto, oggettivamente, inficiano la candidabilità di Muraro. Il problema non  è più se sia eleggibile o meno, in quanto per essere eletto dovrebbe essere almeno candidato,  ma stando alla sua storia pregressa ritengo francamente che la sua candidatura sia definitivamente da ritenersi defunta. Ma è bene portare all’attenzione ai  consiglieri molti elementi, alcuni dei quali sicuramente non conosciuti o trascurati

Gilberto Muraro è stato:
– membro del consiglio di amministrazione di Banca Antonveneta, quando ancora era banca Antoniana Popolare Veneta,  durante le vicende della scalata italiana, fermata da inchieste (bancopoli), e conclusasi a favore dell’OPA di ABN Ambro;

– successivamente è stato vicepresidente negli anni 2006-2008 durante la vicenda che vide un ulteriore passaggio di Antonveneta, attraverso Banco Santander ad MPS con le note vicende, ancora oggetto di indagini, che hanno portato al peggior disastro bancario italiano.

Dopo l’uscita da Antonveneta è tornato nell’ambiente bancario veneto come presidente del Collegio sindacale della Banca Padovana di Credito Cooperativo dal 2011 al 2014 che è stata soggetta a procedure concorsuali e precisamente:

–        Procedura di amministrazione straordinaria DM 5 maggio 2014 n.169

–        liquidazione coatta amministrativa

–        stato di insolvenza con sentenza del tribunale di Padova e nomina di un Commissario liquidatore.Tutte queste vicende lo hanno visto protagonista del sistema bancario che ha deragliato, dal quale è sempre uscito poco prima delle deflagrazioni.    Nel caso  della  Banca Padovana di Credito Cooperativo la sua uscita è due giorni dopo il DM n.169 del 5 Maggio 2014, decreto che ha dato il via alla procedura di amministrazione straordinaria.

Il Decreto  di fatto azzerò l’intera catena di comando della Banca Padovana che fino a qualche tempo prima era una delle maggiori Banche di Credito Cooperativo Italiane (uscita di Muraro il 7 Maggio 2014)

L’uscita non lo ha però assolto da responsabilità e sanzioni amministrative che successivamente la Banca d’Italia ha disposto nei suoi confronti e di altri membri degli organi di cui ha fatto parte.

Già in Banca Antoniana Popolare veneta nel 2000 e nel 2004 con lievi sanzioni, molto più consistenti nel 2008:  sanzione di 30.000,00 Euro per un totale complessivo a carico degli organi(consiglio di amministrazione e collegio sindacale di Banca Popolare Veneta) di 540.000,00 euro.

Nel 2015, come presidente del disciolto collegio sindacale della Banca Padovana di Credito Cooperativo, di cui fece parte fino al 7 Maggio 2014, fu sanzionato con 72.000,00 euro (per un totale complessivo tra CdA, e Collegio sindacale di 960.000,00 Euro) per varie irregolarità, come riportato dal Bollettino di Vigilanza emanato dalla Banca d’Italia con il n.4 dell’aprile 2015 e firmato dal Governatore Ignazio Visco:

“carenze nei controlli da parte di componenti ed ex componenti il disciolto Collegio Sindacale”,

“mancato rispetto del requisito patrimoniale minimo complessivo da parte di componenti ed ex componenti i disciolti Consiglio di amministrazione e Collegio Sindacale e del Direttore Generale”,

 ed infine  “posizioni ad andamento anomalo e previsioni di perdite non segnalate all’Organo di

Vigilanza da parte di componenti ed ex componenti i disciolti Consiglio di amministrazione e Collegio sindacale e del Direttore Generale”.

Come ultima ma non meno importante nota, rileviamo che le disposizioni del DECRETO 18 marzo 1998, n. 161  (Regolamento  recante  norme  per l’individuazione  dei  requisiti  di onorabilità  e  professionalità  degli  esponenti  aziendali  delle banche e delle cause di sospensione), all’art.4 prevede che: “non  possono ricoprire  le cariche di  amministratore, direttore generale e  sindaco in banche coloro  che, almeno per i  due esercizi precedenti  l’adozione  dei   relativi  provvedimenti,  hanno  svolto funzioni  di  amministrazione,  direzione   o  controllo  in  imprese sottoposte  a fallimento,  a liquidazione  coatta amministrativa  o a procedure equiparate.

Ebbene come è possibile che, se è stato presidente del Collegio Sindacale di un banca che è stata soggetta a procedure concorsuali,  meno di tre anni dopo sia diventato Presidente di un’altra Banca?

Precisamente in data 30 Marzo 2017 diventa  presidente della Cassa di Risparmio del Veneto.

(era stato presidente del disciolto collegio sindacale della Banca Padovana di Credito Cooperativo, di cui fece parte fino al 7 Maggio 2014 e,  stante il regolamento citato,  avrebbe avuto una situazione impeditiva fino al 7 maggio 2017).

Rileviamo anche che esattamente un mese dopo la sua nomina a presidente della Cassa di Risparmio del Veneto, dopo le vicissitudini iniziate il 5 Maggio 2014 per lo scioglimento, il Tribunale di Padova con sentenza depositata il 28 febbraio 2017 ha dichiarato lo stato di insolvenza della Banca Padovana di credito cooperativo.

Se la Fondazione è un bene di tutta la città, mi auguro che i consiglieri responsabilmente siano protagonisti di un vero rinnovamento, e che guardino quanto avvenuto con forte coscienza e animo per un proficuo cambiamento per tutti. Massima prudenza nella consapevolezza che qualsiasi scelta adottata potrebbe comportare forte imbarazzo all’intera cittadinanza.